IL RAPPORTO CON
Daniele de Strobel
Penso sempre al caro suo Daniele alla sua anima grande e buona, al bene che mi ha voluto, al bene che mi ha fatto; ai bei tempi passati in sua compagnia generosa e ricca di consigli … Come sono lontani quei tempi …
Renato Brozzi a Luisa Vecchi ved. Strobel, 1° maggio 1943
Così, a quasi un anno dalla morte di Daniele de Strobel (Parma, 1873-Camogli (GE), 1942), avvenuta l’8 giugno 1942, Renato Brozzi ricordava la figura di colui che aveva sempre considerato il suo «caro Maestro e buonissimo amico, caro sopra tutti …», sintetizzando in poche ma sentite parole il rapporto intenso ed importante, connotato da ammirazione e devozione incondizionate, che lo aveva legato fin da giovanissimo al più maturo Strobel, pittore di grandi spazi e di grandi dimensioni, con la predilezione sia per gli episodi storici specie di suggestione neomedievale, sia per il mondo dei contadini della campagna emiliana, sempre ritratta in fragranti istantanee vivamente animate dalla presenza di animali di ambiente campestre.
Il sodalizio con il maestro Strobel è testimoniato dalla corrispondenza intercorsa per trent’anni fra i due artisti, entrata a far parte del patrimonio del Museo grazie alla generosa donazione del nipote, Victor v. Strobel. Una consuetudine epistolare che documenta un’amicizia profonda, con momenti di strettissima intesa pur nella precisa differenziazione dei ruoli (il giovane artista traversetolese si rivolgerà sempre al maestro con ossequio, utilizzando la terza persona), ma fornisce importanti ragguagli anche sul percorso di Brozzi, che invia a Strobel più di un centinaio di foto allo scopo di tenerlo aggiornato sugli sviluppi della sua produzione, sui numerosi lavori in corso e sulle più importanti commissioni ricevute. Tuttavia, l’aspetto forse più intrigante del dialogo epistolare è costituito dal rapporto di reciproca stima instauratosi fra il maestro e l’allievo, rapporto documentato da numerosi episodi di vita oltre che dalle precise testimonianze delle carte.
A Strobel si deve infatti il primo, concreto incoraggiamento alla maturazione artistica del giovane Renato, conosciuto fin da bambino nella barberia del padre Igino, dove il pittore si recava frequentemente. Fu lui infatti, che all’epoca trascorreva molti mesi dell’anno a Vignale, una frazione di Traversetolo sita al confine con la provincia di Reggio Emilia, a coglierne lo sbocciare precocissimo dell’ingegno figurativo e a finanziarne i primi studi, come lo stesso Brozzi ricorderà molti anni dopo: «De Strobel fu il mio vero maestro, che mi indicò la strada che doveva seguire».
Fu infatti Strobel a indirizzare il giovanissimo Renato all’osservazione della natura e particolarmente alla lettura diretta della vita animale, ma anche a sostenerne concretamente la formazione indirizzandolo al Regio Istituto di Belle Arti di Parma, in cui lo stesso pittore divenne docente a partire dal 1911, quando alla morte di Cecrope Barilli fu nominato come supplente di figura, cui si aggiunse a partire dal 1917 l’incarico dell’insegnamento di ornato e decorazione.
Col tempo, il rapporto umano fra il buon maestro e l’umile allievo si trasformò in un’amicizia sentita e profonda, come documentano sia la presenza dell’artista traversetolese in qualità di testimone nell’atto di matrimonio di Strobel con Luisa Vecchi, avvenuto il 17 dicembre 1922, sia le numerose attestazioni di stima e di affetto, venate di malinconico rimpianto per i bei tempi trascorsi insieme, che Brozzi riservò al «Carissimo Signor Daniele» in tutte le lettere indirizzategli.
L’ultimo commosso omaggio dell’artista al suo venerato maestro fu l’ideazione della tomba nel cimitero di Camogli, di cui Brozzi volle occuparsi personalmente realizzando «una corona di alloro modellata a forte rilievo con doratura alle lettere e alle frasche», che dopo non poche traversie, dovute all’aggravarsi della situazione bellica, poté finalmente essere collocata nel maggio del 1943.