IL RAPPORTO CON
Gabriele D’Annunzio
Caro e grande mio Animaliere, da tre giorni sono in colloquio con le tue aquile, coi tuoi gatti, con le tue anatre, con le tue gazelle, co’ tuoi cani, co’ tuoi porci. Me li rendo familiari, e li ammaestro. Sono, da tanto, i miei soli compagni, i consolatori della mia disperata solitudine.
Gabriele D’Annunzio a Renato Brozzi, 8 novembre 1934
Quando Brozzi conobbe Gabriele D’Annunzio era ormai un artista affermato: da un decennio le sue opere facevano spicco alle più importanti mostre nazionali e il suo nome circolava in Italia e all’estero.
I due si incontrarono la sera del 3 settembre 1919 a Venezia: il poeta, colpito dalla sontuosità decorativa della Spada d’onore realizzata da Brozzi per il “duce dell’esercito liberatore” Amando Diaz, decise di invitare a cena il giovane artista alla Casetta Rossa sul Canal Grande. Da quel momento ebbe inizio il rapporto non solo di committenza ma anche di reciproca stima e amicizia fra D’Annunzio e Brozzi, che ne diventò il prediletto “animaliere”, come documenta l’affettuoso dialogo epistolare intercorso per vent’anni fra i due corrispondenti e proseguito fino alla morte del Vate, sopraggiunta la sera del 1° marzo 1938.
Con il progressivo costituirsi dell’abitazione di Cargnacco, a Gardone Riviera, nella struttura attuale, via via debordata dall’iniziale concezione di “villa rustica” ad una impostazione monumentale e principesca da vero “Tempio della Vittoria”, D’Annunzio commissionava a Brozzi numerosi oggetti d’arredo per completare la fastosa magnificenza del suo Vittoriale e moltissime “inezie squisitissime”, ovvero piccoli doni simbolici (anelli “aquilini”, scatole portasigarette, ciondoli ed altri oggetti di oreficeria a motivi animalier) con i quali omaggiare i sempre più numerosi visitatori, attratti dalla fama del Vate e dalla sua ospitalità diventata già leggenda.
Nel corso di quasi vent’anni D’Annunzio sollecitò la fantasia creativa di Renato Brozzi con commissioni di ogni tipo: la Coppa del Benaco, premio per gare di idrovolanti sul lago di Garda (1921); la Targa ad Arturo Toscanini, con un leone reggente fra le zampe un cetra (1921); la Coppa del liutaio (1922-1924) a ricordo del musico Gaspare da Salò, donata dal poeta quale premio per le annuali “giostre nautiche” disputate sulle acque del Garda; un Servizio di undici piatti d’argento per il “refettorio di Cargnacco”, decorati con il motivo del cordiglio francescano, motti latini e simboli cristiani (1922-1923); la Tartaruga Cheli, (1925-1928), un sontuoso oggetto decorativo realizzato adattando testa, arti e coda in bronzo dorato alla corazza naturale di una vera testuggine, morta di indigestione nei giardini del Vittoriale e assurta a simbolo ammonitore di sobrietà nella sala da pranzo che da lei prende il nome; spille maschili da cravatta con il motivo dell’Occhio alato (1930); studi per un Levriero (poi non realizzato), da collocarsi sull’arca destinata a sepoltura del poeta, al centro del Mausoleo per i legionari fiumani più fedeli, eretto alla sommità del colle di Cargnacco che domina il Vittoriale. Nell’Archivio del museo sono conservati gli originali diretti da Gabriele D’Annunzio a Renato Brozzi, mentre nelle sale sono esposte alcune lettere legate a oggetti insoliti e di particolare pregio.