BIOGRAFIA

Renato Brozzi

1885


fig. 1. Renato Brozzi scolaretto, ca. 1891-1895 

1885
Renato Nullo Luigi nasce a Traversetolo il 7 agosto, da una modesta famiglia originaria di Sala Baganza: il padre Igino, insieme al fratello Nullo, apre a Traversetolo una bottega di barbiere al pianterreno della casetta attigua al Caffè Salsi (attuale via Giacomo Matteotti nn. 10 e 12). La madre, Anna Martini, “cucitrice”, è traversetolese, figlia del fabbro Antonio. Primogenito di cinque figli, il piccolo Brozzi frequenta la scuola, allora limitata alle prime tre classi elementari  (fig. 1. Renato Brozzi scolaretto, ca. 1891-1895). Terminati gli studi con profitto, inizia ad aiutare il padre nella barberia, meritandosi il soprannome di «Siviglia»

1900-1910


1900
A soli 15 anni il piccolo Renato entra nella locale Fonderia artistica: il proprietario, Giuseppe Baldi, gli insegna i rudimenti dello sbalzo e del cesello, che ben presto l’allievo riuscirà a interpretare con perizia e sensibilità personale straordinarie. Baldi è anche il tramite per la conoscenza con un altro importante maestro, il pittore Daniele de Strobel, che lo indirizzerà allo studio della natura e particolarmente alla lettura diretta della vita animale.

1902
Strobel e Baldi ne incoraggiano e sostengono la scelta di frequentare il Regio Istituto di Belle Arti di Parma. A Parma frequenta la quarta classe della Scuola Elementare Jacopo Sanvitale, ottenendo il diploma che gli consente di essere ammesso il 18 novembre «in via eccezionale» alle sole lezioni di Ornato dell’Istituto.

1903
Prosegue la frequenza al Corso comune dell’Istituto di Belle Arti di Parma, concludendolo nell’anno scolastico 1905- 1906. Per mantenersi agli studi lavora anonimo, su commissione di antiquari locali, eseguendo sbalzi di ispirazione classico – rinascimentale.
In aprile, nell’occasione delle nozze di Lucia Basetti con Giuseppe Micheli, notaio e politico destinato ad alti traguardi, realizza non ancora diciottenne un magnifico Orologio da tavolo, la cui anima plastica è costituita dall’attività della committente del dono nuziale, «La Giovane Montagna», prima grande associazione cattolica promossa da Micheli.

fig. 2. Piatto in stile Rinascimento, 1905

1905
Esegue un brano di virtuosismo eccezionale: un grande Piatto in argento in stile Rinascimento acquistato a Parma da un antiquario veneziano e ritenuto opera di un emulo del Cellini (fig. 2. Piatto in stile Rinascimento, 1905). Partecipa alla sua prima mostra, l’Esposizione artistica parmense: un suo Piatto in argento sbalzato e cesellato di stile floreale è segnalato sulla «Gazzetta di Parma».

1906
All’Esposizione milanese del Sempione presenta due piatti in argento sbalzato dalle linee fluenti e floreali, che gli meritano il Gran diploma d’onore (fig. 3. Piatto con foglie e fiori di cardo nell’orlo, 1906).

fig. 3. Piatto con foglie e fiori di cardo nell’orlo, 1906

1907
Il 25 aprile gli viene assegnata dal Consiglio Comunale di Traversetolo la sovvenzione di 300 lire per finanziarne il trasferimento a Roma allo scopo di frequentare la Scuola di nudo e la Scuola dell’Arte della Medaglia annessa alla Regia Zecca, sorta in quell’anno. A Roma Brozzi arriva con una valigia piena di ambizioni e di sogni, e l’effervescente panorama artistico della capitale dà all’artista una grande opportunità, costituendone il luogo della vera formazione. Partecipa alla VII Biennale di Venezia: è la prima di una lunga serie di presenze che si scalano con regolarità dal 1907 al 1926, dal 1930 al 1934 e poi ancora nel 1942 e nel 1954.

1908
È ammesso alla Regia Scuola dell’Arte della Medaglia, che gli trasmetterà l’urgenza di una più nitida forza di sintesi, orientandolo verso una maggiore semplificazione. Partecipa con la medaglia intitolata Centauri al Concorso Grazioli per il cesello a sbalzo, indetto dalla Regia Accademia di Belle Arti in Milano, vincendo il primo premio di lire 1.000. È presente, con targhette a sbalzo a tema animalier, alla Permanente di Milano e alla II Quadriennale di Torino.

1909
Alcune sue targhe in argento sbalzato, presentate alla LXXIX Esposizione della Società Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma, sono acquistate dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria d’Arte Moderna. A luglio ottiene il Premio di lire 250 per «lodevole profitto durante l’a. s. 1908-1909» alla Scuola dell’Arte della Medaglia. In questo stesso anno muore non ancora cinquantenne il padre Igino. A quella data erano già morti due fratelli dell’artista: Nullo in fasce nel 1895 e Bianca a 15 anni nel 1905.

1910-1920


1910
Partecipa a eventi espositivi di rilievo internazionale: l’Exposition Universelle e Internationale di Bruxelles, aureolata dal diploma di primo grado nella sezione della Mostra della Medaglia, e l’Esposición Internacional del Centenario di Buenos Aires. Ottiene la nomina a socio onorario dell’Accademia di Belle Arti di Brera.

fig. 4 Latino Barilli, Daniele de Strobel, Renato Brozzi, Amedeo Bocchi nel cortile d’onore del castello, 1911

1911
In occasione dell’Esposizione Internazionale di Roma l’artista è coinvolto per la decorazione in formelle di terracotta, insieme con i pittori Strobel e Bocchi e i conterranei Cornelio Ghiretti e Pietro Carnerini, nell’allestimento della sala dedicata a Parma, progettata dall’architetto Lamberto Cusani e costituita dal rifacimento della Camera d’oro del castello di Torrechiara, da collocare all’interno dell’eclettico padiglione dell’Emilia Romagna nella Mostra regionale in piazza d’Armi (fig. 4. Latino Barilli, Daniele de Strobel, Renato Brozzi, Amedeo Bocchi nel cortile d’onore del castello, 1911). L’Accademia di Belle Arti di Parma lo nomina socio d’onore.

1912
Partecipa al consueto appuntamento romano organizzato dalla Società Amatori e Cultori, esponendo un trittico acquistato dal re.

1913
Con le sue «superbe targhe d’argento» vince il premio di lire 1.000 bandito dall’Accademia di Brera. Ha un suo spazio personale (unico fra gli artisti italiani) sulla rivista «L’art et les artistes», nel fascicolo speciale dedicato agli animalisti internazionali. Partecipa all’Exposition Internationale de Gand, vincendo la «médaille de vermeil» nella sezione Gravure en médailles. La Cassa di Risparmio di Parma gli commissiona le urne per le votazioni segrete e il centrotavola da collocare nella nuova Sala del Consiglio, affrescata ed arredata da Amedeo Bocchi fra il 1915 e il 1916. Il corredo, con l’affascinante Coppa degli aironi (in realtà “damigelle di Numidia”), verrà tuttavia compiutamente realizzato solo nel 1928.

1914
Partecipa all’Exposition Générale des Beaux Arts di Bruxelles con 15 fusioni.

fig. 5. Renato Brozzi nello studio del pittore Amedeo Bocchi a Villa Strohl-Fern, ca. 1915-1916

1915
Si trasferisce a Villa Strohl-Fern, in uno degli studi concessi in affitto a costi modestissimi dal nobile alsaziano Alfred Wilhelm Strohl. Fra i pochi italiani prescelti c’è anche l’amico fraterno Amedeo Bocchi, il pittore parmigiano presente nella capitale fin dal 1902 per seguire il corso triennale della Scuola libera del Nudo, con il quale Brozzi già aveva condiviso il primo studio in via Flaminia e quello successivo in via San Martino al Macao, presso la stazione Termini (fig. 5. Renato Brozzi nello studio del pittore Amedeo Bocchi a Villa Strohl-Fern, ca. 1915-1916). È invitato alla Panama-Pacific International Exposition di San Francisco, dove è premiato con medaglia d’oro nella sezione scultura.

1916
Partecipa all’Esposizione Nazionale d’Arte a Brera presentando un servizio di dieci piatti cesellati a sbalzo in lastra d’argento; alla Mostra Nazionale d’Arte organizzata dall’«Eroica» a Sarzana espone la targa in bronzo Animali.

fig. 6. Renato Brozzi soldato a Cagliari, 1917

1917
“Rivisitato” a giugno, come molti altri giovani inizialmente riformati, è dichiarato abile al servizio sedentario a causa del protrarsi del conflitto e dell’aggravarsi delle vicende belliche sul fronte italiano. Arruolato nel 16° battaglione della milizia territoriale di stanza a Cagliari, approfitta della forzata parentesi isolana per concentrarsi sulla prediletta attività grafica, arricchendo di nuovi inediti soggetti paesaggistici e zoomorfi (mufloni, daini, cinghiali) la sua ricca iconografia (fig. 6. Renato Brozzi soldato a Cagliari, 1917). Passato successivamente al Laboratorio di precisione del Ministero della guerra, a Roma, inizia a lavorare su commissione di Piero Foscari, allora presidente del Comitato degli Irredenti della Venezia Giulia e della Dalmazia, ad una targa d’oro col leone veneto scolpito nel torrione della Curzola, da offrire a Gabriele D’Annunzio.

fig. 7. Targa degli Irredenti della Venezia Giulia e della Dalmazia, 1918

1918
Realizza la superba Targa degli Irredenti in oro sbalzato sovrapposto ad un frammento di pietra verde proveniente dal palazzo di Diocleziano di Spalato, donata dal Comitato degli irredenti a D’Annunzio il 16 settembre, a Venezia (fig. 7. Targa degli Irredenti della Venezia Giulia e della Dalmazia, 1918). Gli è conferito il diploma di Accademico di merito residente aggiunto dalla Regia Insigne Accademia di San Luca. Piero Foscari lo coinvolge in un’altra importante commissione: la Spada d’onore da offrire ad Armando Diaz, «generalissimo delle Armi italiane», che aveva arrestato sul Piave l’avanzata austriaca.

fig. 8. Spada d’onore per il generale Armando Diaz, 1918-1919

1919
Il 3 settembre la Spada d’onore, realizzata su disegno di Ettore Tito in argento massiccio, con lama in acciaio ageminato, è trionfalmente presentata a Diaz nello storico cortile del palazzo Ducale di Venezia. (fig. 8. Spada d’onore per il generale Armando Diaz, 1918-1919). L’estro inventivo e la sontuosità decorativa del manufatto suscitano l’ammirazione di D’Annunzio, che per il tramite di Luisa Baccara invita l’artista a cena alla Casetta Rossa. La sera stessa il Poeta propone a Brozzi di eseguire una coppia di «borchie crinali» per la pianista. È la prima di una serie di innumerevoli commissioni, sempre genialmente interpretate dall’artista, che avvia col Comandante un sodalizio profondo e importante, proseguito fino alla morte del Vate, divenendone uno degli esecutori più affidabili e amati. In questo stesso anno vince il concorso bandito dalla Zecca per il Rovescio della moneta da 10 centesimi, proponendo un’immagine antieroica ma di grande efficacia allusiva: l’ape industriosa che trae succhi da un fiore avaro come il papavero (fig. 9. Rovescio della Moneta da 10 centesimi, 1918). La moneta doveva essere coniata nel rame, il metallo più umile, e costituiva perciò essa stessa un monito alla necessità del risparmio.

fig. 9. Rovescio della Moneta da 10 centesimi, 1918

1920-1930


1920
Nel febbraio D’Annunzio gli affida la prima commissione importante: l’ideazione di spalline per i legionari abruzzesi, illustranti il motto «MORI CITIVS QVAM DESERERE» (morire piuttosto che rinunciare). Il risultato finale, con l’immagine di audace aggressività del cinghiale che corre all’attacco, suscita l’entusiasmo del Comandante, che nomina Brozzi «legionario d’onore nazionale fiumano». Riprende la partecipazione alle principali manifestazioni nazionali. Durante l’estate frequenta con l’inseparabile Bocchi la Palude Pontina: è il primo di una serie di soggiorni estivi nell’Agro Pontino che l’artista rinnoverà per tutto il periodo della permanenza romana, traendone innumerevoli suggestioni e sollecitazioni.

fig. 10. Trofeo Coppa del Benaco, 1921

1921
La madre e le sorelle dell’artista si trasferiscono a Roma, allogandosi prima in Viale Belle Arti, poi in Piazza Paganica e nel 1925 a Villa Strohl-Fern. Realizza per D’Annunzio due importanti commissioni: la targa «VT LEO FIDIBVS POTENS» quale omaggio a Toscanini e la Coppa del Benaco, ispirata al Poeta dal desiderio di onorare i compagni di volo caduti, istituendo nel nome di Giovanni Miraglia le gare di idrovolanti sul lago di Garda (fig. 10. Trofeo Coppa del Benaco, 1921). Modella la «penna capitolina», destinata a ratificare gli atti di matrimonio nel Municipio di Roma. Sul finire dell’anno è incaricato dall’Amministrazione di Traversetolo di realizzare il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, da collocarsi sullo spigolo del palazzo municipale.

1922
Per D’Annunzio realizza la Coppa del liutaio a ricordo del musico Gasparo da Salò, quale palio per le gare di canottaggio sulle acque del Garda (fig. 11. Trofeo Coppa del liutaio, 1922-1924), e un Servizio di undici piatti d’argento, rappresentanti nel numero gli apostoli fedeli, decorati nella tesa con il motivo del cordiglio francescano simbolo dell’ordine, intervallato da motti latini e simboli cristiani (fig. 12. Piatto con il motto LAETITIA/ TRISTITIA per il servizio “del cordiglio francescano”, 1922-1923). Modella i bozzetti per la medaglia della «LEGA ITALIANA», che verranno approvati con minime modifiche.

1923
Il 27 maggio viene trionfalmente inaugurata a Traversetolo la Vittoria angolare, di cui D’Annunzio (assente alla cerimonia) detta l’epigrafe solenne (fig. 13. Vittoria angolare per il monumento ai caduti della prima guerra mondiale di Traversetolo, 1922-1923). Nel settembre-ottobre del 1928, una replica della monumentale figura alata sarà montata da Brozzi nei giardini del Vittoriale sulla prua della nave «Puglia», con funzione di polena. Fra maggio e ottobre l’artista è presente con una serie di piatti in argento dorato a motivi animalier alla Mostra degli Orafi nell’ambito della Prima Biennale Monzese di Arti Decorative, dove è premiato con medaglia d’oro.

fig. 11. Trofeo Coppa del liutaio, 1922-1924

fig. 12. Piatto con il motto LAETITIA/ TRISTITIA per il servizio “del cordiglio francescano”, 1922-1923

fig. 13. Vittoria angolare per il monumento ai caduti della prima guerra mondiale di Traversetolo, 1922-1923

1924
Partecipa a mostre di rilievo internazionale: la Mostra Internazionale dei Medaglisti indetta dalla Società Numismatica Americana a New York e l’esposizione dell’Art Italien contemporain al Cercle artistique di Bruxelles, dove riscuote, con i suoi piatti in argento sbalzato e cesellato, il plauso della regina Elisabetta dei Belgi. Gli viene conferito il diploma di Accademico di merito nella Classe di Scultura dalla Regia Insigne Accademia di San Luca.

1925
Gli è assegnato il diploma di Médaille d’Or nella classe «10 Métal Section Italienne» all’Exposition Internationale des Arts Décoratifs & Industriels modernes di Parigi per i rilievi inseriti nelle porte bronzee del padiglione italiano. Partecipa all’Exhibition of Modern Italian Art di Londra esponendo sculture, targhette in bronzo e medaglioni in rame a sbalzo.

1926
È nominato accademico effettivo della Regia Accademia Clementina di Bologna.

1927
Per il tramite dell’avvocato Pompeo Nuccio, amico personale dell’artista, l’amministrazione comunale di Casarano (LE) gli commissiona un monumento a ricordo dei propri caduti: Brozzi progetta una gigantesca Vittoria alata di quattro metri, isolata su un piedistallo e bloccata nell’atto di muovere incontro ai martiri (fig. 14. Monumento ai caduti della prima guerra mondiale di Casarano, 1927). Realizza per conto di Giulio e Lavinia Faelli una Coppa in memoria del figlio tredicenne Giuseppino, prematuramente scomparso, offerta ai Balilla d’Italia per le gare romane di sci. L’Associazione mutilati italiani gli commissiona un Gladio romano da offrire ad Alberto I, asceso al trono dei Belgi in quell’anno, alla morte dello zio Leopoldo II (fig. 15. Gladio romano per Alberto I di Sassonia Coburgo, 1927).

1928
Conclude per D’Annunzio l’esecuzione della maestosa «Cheli», commissionata fin dal 1925, una grande tartaruga in bronzo dorato, da adattare al carapace di un animale vero, morto di indigestione nei giardini del Vittoriale (fig. 16. Vittoriale degli Italiani, Tartaruga detta “Cheli”, 1928). Modella le parti bronzee della Culla offerta al neonato Romano Mussolini dalla Federazione degli artigiani.

1929
Partecipa all’Esposizione Internazionale d’arte di Barcellona.

fig. 14. Monumento ai caduti della prima guerra mondiale di Casarano, 1927

fig. 16. Vittoriale degli Italiani, Tartaruga detta “Cheli”, 1928

fig. 15. Gladio romano per Alberto I di Sassonia Coburgo, 1927

1930-1940


1930
Il 15 aprile viene nominato membro del consiglio direttivo della Scuola dell’Arte della medaglia annessa alla Regia Zecca, carica che manterrà sino al 2 maggio 1962. Alla Mostra internazionale dell’orafo, accolta nelle sale della XVII Biennale veneziana, presenta una superba Testa d’aquila in argento fuso e cesellato con occhi animati da brillanti, prontamente acquistata da D’Annunzio. Gli è riservata una sala alla Prima Mostra Nazionale dell’Animale nell’Arte, allestita presso il Palazzo delle Esposizioni del Giardino zoologico di Roma. L’artista riscuote un notevole successo personale di pubblico e di critica, consacrando la sua fama di animalista e segnando uno degli approdi più alti della sua carriera. D’Annunzio lo coinvolge, con Gian Carlo Maroni, nell’ambizioso progetto del proprio mausoleo, che prevede un’arca romana dominata da un «veltro» per il quale l’artista realizza numerosi disegni e bozzetti.

fig. 17. Renato Brozzi, Gabriele D’Annunzio e Gian Carlo Maroni al Vittoriale

1931
È invitato alla mostra della Settimana d’Arte Italiana ad Atene. Durante il mese di settembre si reca a Pompei con l’architetto della «santa Fabbrica» Maroni per studiarne il Teatro Grande, in vista del complesso progetto del teatro all’aperto affacciato sul lago, il «Parlaggio», da realizzarsi nei giardini del Vittoriale (fig. 17. Renato Brozzi, Gabriele D’Annunzio e Gian Carlo Maroni al Vittoriale).

1932
Gli viene conferito il diploma di «Alta benemerenza» per la I Mostra Internazionale d’Arte Coloniale promossa e organizzata dall’Ente autonomo Fiera di Tripoli nell’ottobre-dicembre 1931.

1933
Per la Federazione Consorzi Agrari modella la Vittoria del frumento, una statuetta di un chilogrammo d’oro montata su un ricco piedistallo in agata rossa e nera, da offrire al vincitore della «battaglia del grano» (fig. 18. Trofeo Vittoria del frumento, 1933). Si inaugura sulla vetta del Monte Caio il monumento all’eroe parmense Fabio Bocchialini, studioso e patriota caduto al fronte il 4 novembre 1915. L’opera è commissionata all’artista da «La Giovane Montagna», organo di stampa dell’omonima associazione cattolica che si prefigge di rappresentare gli interessi della montagna parmense e pontremolese.

fig. 18. Trofeo Vittoria del frumento, 1933

fig. 19. Fornitura d’altare per la cappella gentilizia del Castello di Gabiano Monferrato, 1934-1938

1934
In occasione delle nozze di Francesco Agello, «asso» dell’aviazione italiana che si aggiudica nel 1933 e 1934 il primato mondiale assoluto di velocità, D’Annunzio gli commissiona due targhe in oro con motivi di aquile. Nel messaggio che accompagna il dono nuziale il Poeta definisce Brozzi l’«erede inconsapevole di Pisanello, Pisani Pictoris». La marchesa Matilde Negrotto Cambiaso Giustiniani commette all’artista una fornitura d’altare per la cappella gentilizia del Castello di Gabiano Monferrato (AL) (fig. 19. Fornitura d’altare per la cappella gentilizia del Castello di Gabiano Monferrato, 1934-1938), filologicamente ricostruito anni prima dall’architetto parmense Lamberto Cusani. Da eseguirsi in un primo tempo in bronzo dorato a fuoco, dopo successivi accordi l’artista procedeva a realizzare il corredo d’altare in argento fuso con dorature, procrastinandone la consegna al 1938. Rifiutati dalla committente (che li attendeva per la primavera del 1937), i preziosi undici pezzi in argento cesellato, dorato e impreziosito dall’innesto di pietre dure, saranno oggetto di un contenzioso che si trascinerà per anni fino alla sentenza definitiva, emessa il 25 marzo 1949. Questa tormentata commissione troverà la sua definitiva risoluzione il 17 ottobre 1970, quando Graziella Brozzi, sorella dell’artista, che aveva conservato nel suo studio la preziosa suppellettile sacra (rifiutando di cederla anche a fronte di cospicue offerte), ne farà dono alla basilica cattedrale di Parma, a ricordo dell’insigne scultore ormai defunto.

fig. 20. Restauro di un pezzo del cosiddetto Tesoro di Marengo, 1936

1936
Realizza quattro gigantesche Aquile in bronzo da collocarsi su alti piloni a corredo dell’ex ponte Littorio a Pescara, che verranno distrutte (o asportate) dai tedeschi in ritirata nel 1944, insieme alle quattro grandi figure muliebri in bronzo, opera di Nicola D’Antino, rappresentanti l’agricoltura, la pastorizia, la pesca e l’industria, pietre miliari dell’economia cittadina. Nel bimestre febbraio-marzo è impegnato con il conterraneo Mario Minari, suo «abilissimo assistente», nel restauro del cosiddetto Tesoro di Marengo (fig. 20. Restauro di un pezzo del cosiddetto Tesoro di Marengo, 1936), un rilevante numero di argenti sbalzati di epoca romana ritrovati nel 1928 in località cascina Pederbona (nei pressi di Marengo, frazione del comune di Alessandria) e acquistati dallo Stato dopo annose trattative, per essere poi definitivamente trasferiti il 18 aprile al Museo di Antichità di Torino. Attrezzato uno studio nei locali del Museo Nazionale Romano, Brozzi riporta gli argenti, ridotti a mostruosi relitti da ammaccature e deformazioni, alle loro forme originali con un intervento dagli esiti spettacolari, all’epoca molto lodato.

fig. 21. Trofeo Martini e Rossi, 1936-1937

1937
I comuni del territorio di Subiaco (RM) gli commettono una statua di San Benedetto orante, da offrire al maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, nativo del vicino Filettino (FR). Sempre per Graziani l’artista modella un sontuoso simbolo cerimoniale, un «bastone da maresciallo» in argento dorato e pietre dure su avorio, offerto dal Comune di Roma. In occasione della nascita di Vittorio Emanuele, erede dinastico di Umberto di Savoia, l’artista realizza su commissione dell’Associazione Mutilati e Invalidi di guerra una Tazza finemente lavorata da offrire al principino. Per le gare motonautiche di Detroit modella il Trofeo Martini e Rossi, una delle creazioni di maggiore estro inventivo e ricercata preziosità in questo ambito di produzione, designato col nome di «Trofeo delle Aquile» o «Coppa d’oro» per il pregio dei materiali impiegati (argento dorato, oro e lapislazzuli) (fig. 21. Trofeo Martini e Rossi, 1936-1937). Nel settembre, l’artista chiede a Gian Carlo Maroni la restituzione di quattro cartoni con motivi animalistici preparatori alla realizzazione di Griglie copriradiatori in rame, nella consapevolezza dell’ormai manifesta ostilità dell’«architetto del lago». Da questo momento Brozzi interrompe il suo proficuo rapporto di collaborazione col soprintendente del Vittoriale, divenuto nel tempo l’intransigente custode della quiete del Vate e l’esclusivo interprete della sua volontà. Il 7 ottobre, a 76 anni, viene a mancare a Roma la madre dell’artista, Anna Martini Brozzi.

fig. 22. Campana da offrire a una chiesa cattolica di Addis Abeba, 1938

1938
La sera del 1° marzo muore D’Annunzio. Si interrompe così definitivamente il rapporto privilegiato fra il Poeta e il suo «animaliere» prediletto, già virtualmente interrottosi nel 1937, per l’ostracismo di Gian Carlo Maroni, ormai incontrastato signore della vita del Vittoriale. Il Sindacato nazionale farmacisti gli commissiona un’enorme Campana di trenta quintali, da offrire a una chiesa cattolica di Addis Abeba, fusa con il bronzo dei mortai offerti alla Patria nel periodo delle sanzioni (fig. 22. Campana da offrire a una chiesa cattolica di Addis Abeba, 1938). Alla Mostra autarchica del Minerale italiano, inaugurata a Roma dal novembre 1938 al maggio 1939 nei pressi del Circo Massimo, espone alcune delle sue più celebrate realizzazioni: la fornitura d’altare per la cappella gentilizia del Castello di Gabiano Monferrato, alcuni argenti restaurati del Tesoro di Marengo, il «bastone da maresciallo d’Italia» offerto a Graziani.

fig. 23. Cofano per la custodia della bandiera da combattimento del sommergibile intitolato a Fra’ Alberto Guglielmotti, 1939

1939
Per l’amministrazione comunale di Civitavecchia (RM) realizza un Cofano per la custodia della bandiera da combattimento del sommergibile intitolato a Fra’ Alberto Guglielmotti, illustre erudito civitese di storia della marina militare (fig. 23. Cofano per la custodia della bandiera da combattimento del sommergibile intitolato a Fra’ Alberto Guglielmotti, 1939). Il governo coloniale del Dodecaneso gli commissiona una coppia di Cervi grandi più del vero per l’allora principale ingresso portuale del capoluogo Rodi, lo storico Mandráki. Durante l’estate, fra il 12 e il 19 agosto, compie un breve viaggio in Svizzera.

1940-1950


fig. 24. Trofeo Spiga d’oro, 1942

fig. 25. Targa commemorativa per Giuseppe Micheli, 1948

1942
Cesella il trofeo Spiga d’oro, commissionatogli dal Comitato Nazionale per l’incremento delle Concimazioni a favore della campagna del grano, innestandolo su una base in lapislazzuli con venature in oro (fig. 24. Trofeo Spiga d’oro, 1942).

1943
Muore a Roma, a 55 anni, la sorella Maria Brozzi.

1944
Il 24 agosto l’artista sottoscrive un contratto per la fornitura di 50.000 croci commemorative dell’azione bellica di Montecassino, conformi al modello da lui eseguito, stipulato fra il Comando polacco e l’Istituto Nazionale della Medaglia italiana.

1946
Insieme con i pittori Amedeo Bocchi, Remo Gaibazzi e Carlo Mattioli realizza il corredo illustrativo de «La luna sul Parma», strenna editoriale del quotidiano «Gazzetta di Parma».

1947
Espone nel gennaio-febbraio alla Galleria Addeo di Roma insieme con Umberto Prencipe, Amedeo Bocchi e Nicola D’Antino, vecchi amici di Villa Strohl-Fern.
Gli viene conferito il diploma di merito per la partecipazione alla 11ª Mostra Mercato Nazionale dell’Artigianato di Firenze, tenutasi alla Fortezza da Basso dal 25 settembre al 9 ottobre. In ottobre-novembre è presente alla Mostra del Bianco e Nero di Reggio Emilia, dove espone tre monotipi a soggetto animalier ricavati in chiaro dal fondo oscuro con inchiostro lavorato col pollice, secondo una tecnica ibrida che unisce la pittura alla stampa calcografica.

1948
Il «Comitato festeggiamenti onorevole Giuseppe Micheli», promosso dai vecchi elettori del Collegio di Langhirano, gli commissiona una Targa commemorativa, consegnata il 12 settembre presso la Conca dei Lagdei, sull’Appennino Parmense, nel corso dei festeggiamenti all’anziano politico, che morirà improvvisamente il 17 ottobre nella sua abitazione romana (fig. 25. Targa commemorativa per Giuseppe Micheli, 1948).

1950-1960


1950
Alla Mostra Internazionale d’Arte Sacra contemporanea aperta a Roma in occasione dell’anno giubilare espone numerose suppellettili liturgiche, riscuotendo ancora un grande successo di pubblico e di critica. Partecipa, insieme a molti altri artisti della città e della provincia (Bonaretti, Carnerini, Corvi, Ghiretti, Monica, Rossini, Talamazzi) alla Mostra retrospettiva promossa a Parma dal comitato «Per l’arte» ed aperta nel palazzo della pubblica assistenza.

fig. 26. Plastico in gesso relativo alla ristrutturazione del centro urbanistico di Traversetolo, 1951

1951
Realizza per la basilica romana di Sant’Eugenio, consacrata da Pio XII il 2 giugno, festa del patrono di papa Pacelli, due grate rotonde da inserire nell’asse maggiore del pavimento allo scopo di illuminare la cripta. I grigliati sono una fusione figurativa di alta qualità in bronzo, l’uno con cervi che si abbeverano alla fonte, l’altro con agnelli. Intensifica il rapporto col paese natale: a partire da febbraio è coinvolto nei lavori per l’erezione a Traversetolo della nuova edicola del tempietto di San Rocco, promossa da un Comitato di generosi parrocchiani. Porta a termine i disegni relativi alla Canonica di Traversetolo che si affaccia sulle piazzette del borgo e progetta altre due lapidi da collocarsi ai lati della Vittoria angolare, così da accogliere e custodire sotto le ali, in un unico abbraccio, i nomi dei caduti di entrambi i conflitti, secondo l’idea formulata dall’Associazione Nazionale Combattenti di Traversetolo fin dal settembre 1949.

fig. 27. Campanello da tavolo con L’Angiolén del Dom, 1951

Offre la propria mediazione per recuperare le due campane della chiesa parrocchiale di San Martino, cedute allo Stato durante l’ultima guerra. Realizza un plastico in gesso relativo alla ristrutturazione del «centro urbanistico» del paese, affinché possa essere esposto in Comune, a disposizione della cittadinanza (fig. 26. Plastico in gesso relativo alla ristrutturazione del centro urbanistico di Traversetolo, 1951). In ottobre realizza il Campanello da tavolo con l’Angiolén del Dom per il Rotary club parmense, su commissione dell’allora presidente, l’avvocato Arturo Scotti (fig. 27. Campanello da tavolo con L’Angiolén del Dom, 1951).

1952
È presente per l’ultima volta alla Quadriennale Romana, giunta alla sua IV edizione. Il 5 ottobre parte con altri esponenti dell’Accademia parmense per un viaggio di cinque giorni a Parigi. 

1954
A febbraio è impegnato nella giuria istituita dall’Accademia di San Luca per l’assegnazione del Premio Einaudi per la Pittura. È nuovamente invitato alla XXVII rassegna veneziana della Biennale, ma è l’ultima presenza dopo undici partecipazioni.

fig. 28. Testa angelica, in funzione di doccione, per la Cappella Camorali, 1955

1955
Per la Cappella funebre ideata dall’architetto Mario Monguidi per la Famiglia Camorali nel Cimitero parmense della Villetta, è impegnato a modellare i quattro doccioni raffiguranti Teste angeliche e gli Angioli offerenti che andranno a costituire, una volta fusi in bronzo, i battenti del cancelletto d’ingresso (fig. 28. Testa angelica, in funzione di doccione, per la Cappella Camorali, 1955).

Realizza un nuovo Ritratto di Ildebrando Cocconi, a suo dire «più rassomigliante», per la cappella funeraria nel piccolo cimitero di Sivizzano di Traversetolo, per la quale forgia anche il cancelletto con decorazioni in bronzo (fig. 29. Ritratto di Ildebrando Cocconi, 1955).

 

fig. 29. Ritratto di Ildebrando Cocconi, 1955

Partecipa attivamente alla preparazione dell’ampia e ben circostanziata monografia che su di lui va approntando Rodolfo Fantini: oltre a notizie di prima mano, fornisce le riproduzioni di opere per il corredo iconografico e dà suggerimenti per la copertina, per la quale procura persino il cartoncino.

A dicembre è presente alla 2ª Mostra Provinciale d’Arte a cura del Comitato parmense «Per l’Arte», dove espone un Aquilotto in bronzo dorato che riscuote un grande successo.

1958
Partecipa alla sua ultima importante esposizione organizzata all’estero, la I Exposición Iberoamericana de Numismática y Medallística di Barcellona.

1959
È coinvolto dall’architetto Mario Monguidi nella realizzazione delle parti decorative del monumento commemorativo dei caduti parmensi di tutte le guerre, da collocarsi sulla torre barocca del complesso monastico di San Paolo.

1960-1963


fig. 30. Tondo con ornati simbolici della MARINA per il monumento commemorativo dei caduti parmensi di tutte le guerre, 1960

1960
A seguito dell’improvvisa morte dell’architetto Monguidi, avvenuta il 18 agosto, appena terminati i lavori architettonici del monumento commemorativo dei caduti parmensi, a novembre l’artista decide di ritirarsi dall’impresa, pur avendo già realizzato i medaglioni marmorei con i fregi delle armi combattenti nonché il progetto di una scenografica lampada votiva, che nel fraterno abbraccio di una coppia di aquile rimanda al prediletto tema animalier (fig. 30. Tondo con ornati simbolici della MARINA per il monumento commemorativo dei caduti parmensi di tutte le guerre, 1960). 

fig. 31. Inaugurazione della grande retrospettiva organizzata dal Comune e dalla “Pro Traversetolo”, 30 aprile 1961

1961
Il Comune e la «Pro Traversetolo» organizzano nella Sala del Consiglio una grande retrospettiva che raccoglie più di cinquant’anni di lavoro, quale atto di omaggio della cittadinanza alla sua arte (fig. 31. Inaugurazione della grande retrospettiva organizzata dal Comune e dalla “Pro Traversetolo”, 30 aprile 1961). Presentata il 30 aprile dal biografo Fantini (in assenza dell’artista, costretto a letto da un malessere), dopo la chiusura del 6 maggio è trasferita al Vittoriale degli Italiani.

1962
Il 15 giugno rientra definitivamente a Traversetolo, ma le sue condizioni di salute vanno rapidamente peggiorando.

fig. 32. Renato Brozzi con il bozzetto in creta di una scultura animalier con “damigelle” in lotta per il corteggiamento di una femmina, 1941

1963
Muore il 21 giugno, sulla soglia dei 78 anni, lasciando il compito alla sorella superstite, Graziella Brozzi, di onorare la sua volontà di donare al Comune natale la cospicua raccolta di opere plastiche e grafiche, con l’espresso desiderio di realizzare un’esposizione permanente a testimonianza della ricchezza e dell’autonomia della sua lunga parabola artistica (fig. 32. Renato Brozzi con il bozzetto in creta di una scultura animalier con “damigelle” in lotta per il corteggiamento di una femmina, 1941)