Serie di strumenti musicali a corda e ad aria appartenuti a Renato Brozzi
Il padre di Brozzi, Igino, suonava per diletto il flauto nelle sagre paesane, pare non senza talento. Anche i figli avevano un’istintiva inclinazione per la musica, ed in particolare Renato, il primogenito, e Bianca, morta quindicenne nel 1905, che il fratello ritrae appunto mentre suona il violino.
Renato, in particolare, suonava violino e chitarra e combinava col padre e con Secondo Mattioli, professore di contrabbasso, un terzetto che volentieri si esibiva, un po’ per piacere e un po’ per bisogno, in feste pubbliche e cerimonie private. Pare avesse anche una bella voce, tanto che appena terminata la scuola dell’obbligo, all’epoca limitata alle prime tre classi elementari, essendo impiegato come aiutante nella barberia paterna, si era subito meritato il soprannome di “Siviglia”.
Altre testimonianze di varia natura concorrono ad attestare la passione dell’artista per la musica e per la chitarra in particolare.
Una foto lo ritrae trentenne, intento a suonare questo strumento nello studio del pittore Amedeo Bocchi a Villa Strohl-Fern a Roma, di fronte ai cartoni preparatori alla decorazione della Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio di Parma, realizzati dall’amico pittore nel 1915; mentre un disegno a pastelli su carta marroncina reca un Autoritratto caricaturale con chitarra e la legenda “vita o vita mia …”
Nella grande vetrina della sala dedicata alla formazione dell’artista sono raccolti gli strumenti musicali ad arco, a corda e ad aria ritrovati nella sua abitazione: due violini, di cui uno completo di custodia rigida e di archetto, due chitarre di formato diverso, un mandolino e un flauto traverso, forse appartenuto al padre Igino.
Non ci sono notizie sui liutai che realizzarono i violini, anche se l’esistenza di una solida tradizione di liuteria reggiana nei primi anni del Novecento rende plausibile l’ipotesi che gli strumenti possano essere stati realizzati da liutai come Mario Bedocchi (Reggio Emilia 1880- 1955).