Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963),
Aquila del Monumento ai Caduti di Casarano (LE), [1923-1927]
gesso, testa h. 50 cm, largh. max 82 cm; ali lungh. max 145 cm, largh. max 40 cm
Il possente gesso dell’Aquila, delle stesse dimensioni della fusione reale in bronzo, è realizzato da Brozzi a seguito della commissione per un monumento ai caduti della Prima Guerra mondiale del comune di Casarano (LE). L’ “Aquila”, simbolo della patria che stringe a protezione i suoi figli caduti, fu la prima parte dell’opera a giungere nel comune salentino, dopo alcuni anni di gestazione e di incomprensioni fra l’artista e l’amministrazione.
Il primo atto ufficiale che documenti la volontà della cittadinanza e dell’Amministrazione comunale di innalzare un monumento a ricordo dei caduti di Casarano è una lettera del sindaco Amedeo Casto, risalente al dicembre del 1921. Subito dopo fu costituito un Comitato sia per il reperimento dei mezzi finanziari necessari all’impresa sia per l’individuazione dell’artista che l’avrebbe ideata e compiuta.
Circa quest’ultimo punto è interessante capire come Brozzi si sia trovato ad operare in una realtà per lui così periferica come il Salento sud-occidentale, visto che il 5 dicembre 1923 l’artista veniva esplicitamente invitato dal Comitato di Casarano a produrre un bozzetto dell’erigendo monumento, accompagnato da relativa relazione e preventivo di spesa.
Il tramite fu sicuramente l’avvocato Pompeo Nuccio nativo di Casarano, che all’epoca esercitava nella capitale la professione come legale dell’Acquedotto Pugliese.
Nuccio aveva mantenuto legami molto stretti con la sua cittadina d’origine, nonostante si fosse spostato a Roma, dove aveva dato vita nella sua casa in Piazza di Spagna a un cenacolo di letterati e di artisti, molti dei quali ospiti di Villa Strohl-Fern.
Fra costoro dovette legarsi di particolare amicizia proprio con Renato Brozzi, come lo stesso artista ricordava in una lettera indirizzata al figlio Giuseppe Nuccio il 30 dicembre 1936. È perciò Pompeo Nuccio a proporre agli amici del Comitato casaranese il nome del trentasettenne scultore di Traversetolo, che in meno di quindici giorni, il 20 dicembre 1923, inviava un bozzetto. Inizialmente assai simile nella figura della “Vittoria alata” a quello già realizzato per il suo paese natale e inaugurato il 27 maggio di quello stesso anno, il progetto evidenziava una certa fretta nella definizione del monumento. Ma anche il Comitato voleva accelerare i tempi: non venivano presi in considerazione altri progetti e già a marzo del 1924 erano definiti i termini del contratto, da Brozzi pienamente accettati, che prevedevano entro il 30 luglio la modellatura e la fusione dell’opera e la consegna definitiva entro il 31 agosto 1924.
In realtà il termine di consegna del lavoro slitterà di alcuni anni; la coppia di “Aquile” inizialmente previste per il basamento si ridurrà a una sola e anche il tetto delle 50.000 lire contemplato a saldo del lavoro sarà, anche se di poco, superato.
Una ripresa attiva dei lavori del Comitato si aveva solo a partire dal gennaio del 1925 quando, passando dalla fase progettuale a quella esecutiva, venivano predisposti gli strumenti deliberativi e finanziari per elevare almeno il basamento su cui avrebbe dovuto innalzarsi la statua in bronzo, e la scalinata intorno ad esso, da realizzarsi in pietra calcare delle cave del “Crocefisso” di Casarano.
In prima istanza il monumento avrebbe dovuto essere allocato in piazza San Giuseppe, considerata unanimemente la più bella del paese, ma nel giugno 1927 se ne deliberava il trasferimento in Piazza Umberto I (attuale Piazza Garibaldi), per dare valore a quello che doveva essere il “bosco del littorio” voluto da Benito Mussolini in ogni Comune d’Italia (odierno “Giardino comunale” intitolato a William Ingrosso, già sindaco di Casarano prematuramente scomparso).
L’artista, che nessuno si era curato di informare, accoglieva la notizia con dissimulato rammarico perché temeva che l’impatto dell’opera, in uno spazio così vasto, sarebbe risultato assai diverso rispetto a quello immaginato nella collocazione iniziale.
Per di più, con la nomina di Giuseppe Pio a sindaco-podestà del Comune nell’aprile del 1926, Brozzi veniva a più riprese pungolato in merito alla consegna del monumento già troppo a lungo procrastinata, tanto che a novembre i rapporti arrivavano ai limiti della rottura. Successivamente, grazie ai buoni uffici dell’avvocato Nuccio, i contatti riprendevano e il 24 gennaio 1927 a Casarano arrivava l’ “Aquila”, seguita il 14 aprile successivo dalle lastre recanti l’elenco dei caduti, realizzate in marmo botticino ed incise dalla ditta Leoni di Parma.
Il 1° novembre 1927 Brozzi comunicava di aver spedito la “Vittoria alata”, che arrivava a destinazione il 18 novembre, suscitando l’entusiasmo dell’intera cittadinanza. Scriverà infatti il podestà Pio quel giorno stesso all’amico Nuccio: “La statua è giunta; quanti l’hanno veduta sono rimasti attoniti e compresi di ammirazione per la pregevolissima opera d’arte. Il delirio poi di questi nostri bravi contadini, per l’arrivo, è stato tale che dalla Piazza S. Domenico, fino al locale del deposito, hanno voluto trainarla loro, staccando i cavalli che erano attaccati al carro”.
Alta quattro metri, mentre il bozzetto iniziale ne prevedeva tre, la possente figura in bronzo è raffigurata nell’atto di muovere ad incoronare gli eroi caduti. Pur richiamando il noto modello della “Nike di Samotracia”, l’immagine della dea è vivificata da un modellato fluttuante e sinuoso nei panneggi e dallo slancio del braccio destro proteso in alto a recare un serto di alloro, chiara metafora del trionfo e della gloria.
Benché la statua risultasse già sistemata sul suo basamento il 2 aprile 1928, l’inaugurazione ufficiale del monumento avveniva tuttavia a un anno e mezzo di distanza, il 18 maggio 1929, ricorrenza dell’annuale fiera e festa religiosa in onore del patrono San Giovanni l’Elemosiniere, probabilmente in ossequio a precise disposizioni degli organi superiori e forse per l’intervento diretto di Achille Starace (nativo di Sannicola, altro comune della provincia leccese), che tuttavia non presenziò alla cerimonia limitandosi ad inviare un telegramma d’occasione.
Anche Brozzi giungeva da Roma per assistere al battesimo ufficiale della sua creatura, che ricorderà ancora con affetto molti anni dopo, scrivendo a Giuseppe Nuccio nel dicembre del 1936: “E giacché la mia Vittoria si mantiene sempre viva sul piedistallo che i Casaranesi ànno voluto innalzarla, me la saluti assieme ai buoni amici che ebbi il piacere di conoscere nel mio breve soggiorno in quel paese di sole, di luce che ha acceso così tanto la mia fantasia”.
Nell’agosto del 1943, durante un attacco aereo ad opera dell’aviazione inglese, il lato sinistro della “Vittoria alata” veniva colpito da numerose schegge che foravano il bronzo e danneggiavano le parti lapidee. Restaurata integralmente nel 2016 dopo un complesso lavoro durato circa sette mesi, il monumento simbolo della città tornava a mostrarsi nel suo primitivo splendore.
Il possente gesso dell’Aquila, delle stesse dimensioni della fusione reale in bronzo, è realizzato da Brozzi a seguito della commissione per un monumento ai caduti della Prima Guerra mondiale del comune di Casarano (LE). L’ “Aquila”, simbolo della patria che stringe a protezione i suoi figli caduti, fu la prima parte dell’opera a giungere nel comune salentino, dopo alcuni anni di gestazione e di incomprensioni fra l’artista e l’amministrazione.
- È assai intrigante capire come Brozzi si sia trovato ad operare in una realtà per lui così periferica come il Salento sud-occidentale, visto che il 5 dicembre 1923 l’artista veniva esplicitamente invitato dal Comitato di Casarano a produrre un bozzetto del monumento, accompagnato da relativa relazione e preventivo di spesa.
- Il tramite fu sicuramente l’avvocato Pompeo Nuccio nativo di Casarano, che all’epoca esercitava nella capitale la professione legale per l’Acquedotto Pugliese. Nuccio aveva mantenuto legami molto stretti con la sua cittadina d’origine, nonostante si fosse spostato a Roma, dove aveva dato vita nella sua casa in Piazza di Spagna a un cenacolo di letterati e di artisti, molti dei quali ospiti di Villa Strohl-Fern. Fra costoro dovette legarsi di particolare amicizia proprio con Renato Brozzi, che propose agli amici del Comitato casaranese per la realizzazione del monumento.
- Il 20 dicembre 1923 l’artista inviava un bozzetto, inizialmente assai simile nella figura della “Vittoria alata” a quello già realizzato per il suo paese natale e inaugurato il 27 maggio di quello stesso anno. Il Comitato non prendeva in considerazione altri progetti e già a marzo del 1924 erano definiti i termini del contratto, da Brozzi pienamente accettati, che prevedevano entro il 30 luglio la modellatura e la fusione dell’opera e la consegna definitiva entro il 31 agosto 1924.
- Ben presto tuttavia nascevano incomprensioni fra l’artista e il Comune, fino quasi alla quasi rottura dei rapporti. Successivamente i contatti riprendevano e il 24 gennaio 1927 a Casarano arrivava l’ “Aquila”, seguita a breve dalle lastre recanti l’elenco dei caduti, realizzate in marmo botticino ed incise dalla ditta Leoni di Parma.
- Il 18 novembre 1927 giungeva a destinazione anche la gigantesca “Vittoria alata” in bronzo, che riecheggiava il noto modello della “Nike di Samotracia”, accolta con straordinario entusiasmo dalla cittadinanza.
- Alta quattro metri, la possente figura è fermata nell’atto di muovere a incoronare gli eroi caduti per la patria con l’alloro nella destra e il ramo di quercia nella sinistra, il primo simbolo di vittoria e di gloria, il secondo di forza e di coraggio.