FIG. 8

“Spada d’onore” per il generale Armando Diaz con legenda VENEZIA AL DUCE DELL’ESERCITO LIBERATORE/25 GIUGNO 1918, 1918
matita di grafite con rialzi a biacca acquerellata e tocchi ad acquerello su carta verde salvia, 1245×452 mm

Il disegno, un’elaborazione grafica esemplare per nitore e chiarezza, talmente accurata da farla ritenere un’opera a sé stante e non propedeutica ad una futura creazione artistica, costituisce lo studio preparatorio alla Spada d’onore in argento massiccio eseguita su disegno di Ettore Tito ed offerta trionfalmente ad Armando Diaz, nello storico cortile del Palazzo Ducale di Venezia il 3 settembre 1919.

Commissionata a Brozzi dal Comitato Veneziano per le onoranze al generale che aveva ottenuto la vittoria decisiva nella battaglia di Vittorio Veneto, ponendo fine alla guerra sul fronte italiano, la spada ha l’elsa costituita da un vigoroso nudo virile con il capo coperto dall’elmetto del fante italiano, colto nell’atto di lanciare una bomba; sotto i suoi piedi l’aquila bicipite asburgica, che ha funzione di guardia dell’impugnatura, raccoglie furiosa le ali umiliata dall’eroe che le calpesta le scapole.

La lama è di acciaio ageminato: nel dritto sono incastonate l’effigie del leone di San Marco e la legenda “Venezia al Duce dell’esercito liberatore – XXIV giugno MCMXVIII –”; nel verso è incisa l’iscrizione latina “Flumen Plavis Vallum italica virtute finissimum ad barbarorum impetus arcendos”, che allude al ruolo del fiume Piave come ultimo baluardo per respingere l’attacco nemico.

L’estro inventivo e la sontuosità decorativa di questo pezzo straordinario costituiscono una conferma della capacità dell’artista di plasmare il suo gusto sulle richieste della committenza, in funzione della destinazione proposta e del messaggio che si intende veicolare. La soluzione adottata nella spada di Diaz si presenta insieme colta, per i rimandi a una grandezza antica rinnovata dalla tensione eroica del presente, e sofisticata per il valore cromatico con cui viene utilizzato il metallo, che vede esaltati i naturali bagliori chiaroscurali dalla doratura dell’elsa e dall’ageminatura della lama.

Da un mastrino contabile dell’artista, datato al settembre 1919, apprendiamo che il prezioso manufatto era costato a Brozzi circa sette mesi di lavoro e che solo per le spese dei metalli preziosi impiegati (argento e oro), l’artista aveva dovuto affrontare una spesa di 2.600 lire.

Durante la cerimonia di consegna Brozzi veniva presentato dal presidente del Comitato, avvocato generale Umberto Castellani, a Diaz, che aveva per lui parole di ringraziamento e di alta ammirazione.

Espressioni di vivo elogio erano espresse dal generale anche al giovane rappresentante della ditta veneziana Da Ponte, che aveva offerto il cofano in cui riporre la spada.

Il Comitato organizzatore aveva voluto che sul lato anteriore del cofano fossero riprodotti due monumenti simbolo della città, la Chiesa di San Marco e la Porta dell’Arsenale, così come si presentavano nell’estate dell’anno 1918, protetti da tavolati e da saccate contro la barbarie del nemico. Sopra il piano superiore della cassa era raffigurato a grande rilievo un giovane con sotto il braccio sinistro un’idria, un grande vaso a tre manici per contenere l’acqua, colto nel gesto di protendere la destra colla palma aperta, rivolta in avanti a intimare l’arresto.

Era la raffigurazione del fiume Piave, rappresentato originalmente non con la solita figura fluviale di un vecchio colla barba fluente ed in atteggiamento di quiete, ma con aspetto di giovane impavido, in atto fiero di difesa e di minaccia.

Il Museo conserva anche l’elsa di un gladio in argento con il motivo dell’aquila asburgica, cui si collega un dettagliato disegno preparatorio a biacca acquerellata, forse riconducibile ad una variante della spada per Armando Diaz.

 

Il disegno, un’elaborazione grafica esemplare per nitore e chiarezza, costituisce lo studio preparatorio alla Spada d’onore in argento massiccio eseguita su disegno di Ettore Tito ed offerta trionfalmente ad Armando Diaz, nel cortile del Palazzo Ducale di Venezia il 3 settembre 1919.

  • Commissionata a Brozzi dal Comitato Veneziano per le onoranze al generale che aveva ottenuto la vittoria decisiva nella battaglia di Vittorio Veneto, ponendo fine alla guerra sul fronte italiano, la spada ha l’elsa costituita da un vigoroso nudo virile con il capo coperto dall’elmetto del fante italiano, colto nell’atto di lanciare una bomba; sotto i suoi piedi l’aquila bicipite asburgica, raccoglie furiosa le ali umiliata dall’eroe che le calpesta le scapole.

  • La lama è di acciaio ageminato: nel dritto sono incastonate l’effigie del leone di San Marco e la legenda “Venezia al Duce dell’esercito liberatore – XXIV giugno MCMXVIII –”; nel verso è incisa un’iscrizione latina che allude al ruolo del fiume Piave come ultimo baluardo per respingere l’attacco nemico.
  • L’estro inventivo e la sontuosità decorativa di questo pezzo straordinario costituiscono una conferma della capacità dell’artista di plasmare il suo gusto sulle richieste della committenza, in funzione della destinazione proposta e del messaggio che si intende veicolare.
  • Da un mastrino contabile, datato al settembre 1919, apprendiamo che il prezioso manufatto era costato a Brozzi circa sette mesi di lavoro e che solo per le spese dei metalli preziosi impiegati (argento e oro), l’artista aveva dovuto affrontare una spesa di 2.600 lire.
  • Durante la cerimonia di consegna Brozzi veniva presentato dal presidente del Comitato a Diaz, che aveva per lui parole di ringraziamento e di alta ammirazione.
  • Il Museo conserva anche l’elsa di un gladio in argento con il motivo dell’aquila asburgica, cui si collega un dettagliato disegno preparatorio a biacca acquerellata, forse riconducibile ad una variante della spada per Armando Diaz.

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