Testa della Vittoria angolare, [1923]
gesso patinato bruno-verdastro a imitazione del bronzo antico, h. 30 cm

Il gesso costituisce il modello della Testa della Vittoria angolare in bronzo con dorature che Brozzi annunciava a D’Annunzio di aver inviato al Vittoriale con una lettera del 19 maggio 1923.

L’artista era in attesa di una conferma definitiva del Poeta circa la sua presenza all’inaugurazione della “Vittoria angolare”, monumento ai caduti traversetolesi della Grande Guerra, già fissata per il 27 maggio, e il dono della Testa della grandiosa Nike mirava probabilmente a conquistare la benevolenza dell’importante interlocutore al fine di indurlo a dare una risposta positiva alle attese dell’intera cittadinanza, che tuttavia verrà alla fine delusa dalla sua inadempienza.

Nel gennaio 1923, per il tramite dell’artista, il poeta aveva infatti annunciato di aver realizzato un’epigrafe per “la bella e maschia Vittoria angolare”, accompagnando il dono con un vibrante messaggio ai traversetolesi in cui assicurava la sua presenza per l’inaugurazione.

La bella Testa, dal volto quadrangolare già orientato verso un’accentuata stilizzazione che prelude agli irrigidimenti dell’incipiente stile déco, prima di essere allocata nella “Stanza della Musica” veniva inizialmente destinata all’Arengo, il luogo più sacro del Vittoriale, una sorta di tempio laico realizzato tra il 1923 e il 1924, nel quale d’Annunzio celebrava con i suoi legionari l’impresa di Fiume alla luce delle fiaccole.

Allestito nel giardino della Prioria, in un boschetto di magnolie le cui fronde ombrose favorivano la crescita di muschi sulle pietre, l’Arengo è costituito da un quadrifoglio di sedili in sasso, con al centro un alto scanno per il “Comandante”, e da 27 colonne grigie (del XIII-XIV e del XVII secolo) a ricordo delle 27 vittorie della Grande Guerra e di Fiume.

Quella più scura, alla cui sommità si trova un’urna con la terra del Carso, ricorda Caporetto, una disfatta considerata dal poeta una vittoria morale, poiché fece scaturire negli animi la volontà di riscatto e condusse alla battaglia del 15-22 giugno, o “del Solstizio” come D’Annunzio volle definirla, che a soli sette mesi dalla disastrosa sconfitta di Caporetto riuscì a respingere l’ultima grande offensiva dell’esercito austro-ungarico.

Il significativo successo italiano, che in pochi giorni spense la tentata offensiva austriaca trasformandola in una pesantissima disfatta, aprì la strada alla vittoria finale del regio esercito che sarebbe avvenuta a soli quattro mesi di distanza, tra il 24 ottobre e il 4 novembre 1918, con la battaglia di Vittorio Veneto o terza del Piave.

Il gesso costituisce il modello della Testa della Vittoria angolare in bronzo con dorature che Brozzi annunciava a D’Annunzio di aver inviato al Vittoriale con una lettera del 19 maggio 1923.

  • L’artista era in attesa di una conferma definitiva del poeta circa la sua presenza all’inaugurazione della “Vittoria angolare”, monumento ai caduti traversetolesi della Grande Guerra, già fissata per il 27 maggio.

  • Il dono della Testa della grandiosa Nike mirava probabilmente a conquistare la benevolenza dell’importante interlocutore allo scopo di indurlo a dare una risposta positiva alle attese dell’intera cittadinanza, che tuttavia verrà alla fine spiacevolmente delusa dalla sua inadempienza.
  • Nel gennaio 1923, per il tramite dell’artista, il poeta aveva infatti annunciato di aver realizzato un’epigrafe per “la bella e maschia Vittoria angolare”, accompagnando il dono con un vibrante messaggio ai traversetolesi in cui assicurava la sua presenza per l’inaugurazione.
  • La bella Testa, dal volto quadrangolare già orientato verso un’accentuata stilizzazione che prelude allo stile déco, prima di essere collocata nella “Stanza della Musica”, venne inizialmente destinata all’Arengo, il luogo più sacro del Vittoriale, una sorta di tempio laico realizzato tra il 1923 e il 1924, nel quale d’Annunzio celebrava con i suoi legionari l’impresa di Fiume alla luce delle fiaccole.
  • Allestito nel giardino della Prioria in un boschetto di magnolie, l’Arengo è costituito da un quadrifoglio di sedili in sasso, con al centro un alto scanno per il “Comandante”, e da 27 colonne grigie a ricordo delle 27 vittorie della Grande Guerra e di Fiume.
  • Quella più scura, alla cui sommità si trova un’urna con la terra del Carso, ricorda Caporetto, una disfatta considerata dal poeta una vittoria morale, poiché fece scaturire negli animi la volontà di riscatto.

  • Questa ferma determinazione condusse alla battaglia del 15-22 giugno, o “del Solstizio”, che a soli sette mesi dalla disastrosa sconfitta dell’esercito italiano riuscì a respingere l’ultima grande offensiva austro-ungarica, trasformandola in una pesantissima disfatta.

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