Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963),
Campana fusa con il bronzo dei mortai offerto alla patria dal Sindacato dei Farmacisti italiani e donata ad una Chiesa cattolica di Addis Abeba, [1936-1937]
modellino in gesso, h. 30,5 cm., diam. bocca 18 cm
Nel 1936 il Sindacato nazionale farmacisti commissionava a Brozzi una monumentale campana di trenta quintali, da offrire ad una chiesa cattolica di Addis Abeba, capitale dell’Impero, fusa con il bronzo dei mortai offerti alla Patria dai farmacisti italiani nel periodo delle sanzioni. Completata presumibilmente nel 1937, la campana veniva benedetta solennemente a Napoli il 15 maggio 1938 ed inviata in Africa Orientale.
Per l’ornamentazione l’artista ricorreva ad un eclettico assemblaggio di motivi decorativi di intonazione ideologica, condizionata dalle esigenze del regime tese a legittimare la politica coloniale e imperialista culminata con la conquista dell’Etiopia nel 1936: una Vittoria alata in marcia con passo celere che sovrasta/ calpesta un leone prostrato (esplicita allusione a uno dei numerosi titoli attribuiti all’imperatore etiope Hailé Selassié, “Leone conquistatore della tribù di Giuda”), l’aquila romana, il fascio littorio e il bastone di comando. Il tutto legato dai sottili grafismi della lunga ed enfatica iscrizione latina, utilizzata come elemento decorativo che percorre l’intera circonferenza, il cui significato è “Il bronzo impiegato per secoli a pestare medicamenti splende per la fede dei donatori e vigila sulla fede”.
Autore dell’epigrafe fu l’onorevole Carlo Delcroix, figura di spicco nel clima culturale del Ventennio, sebbene i rapporti con il fascismo e con lo stesso Mussolini fossero complessi e non sempre lineari, tra allontanamenti e ritorni, ammirazione e distacco. Interventista audace ed eloquente, volontario nei bersaglieri durante la Grande guerra, fu gravemente ferito nel marzo 1917, durante un periodo di esercitazioni, quando avvenne l’incidente che gli costò la perdita delle mani e della vista e per il quale gli fu conferita la medaglia d’argento al valor militare. Nel dopoguerra si impegnò largamente nell’attività oratoria e propagandistica, entrando nell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra di cui divenne presidente nel luglio 1924, mantenendo la carica fino al 1943 e dando impulso a un’opera di assistenza fra le più attive d’Europa.
Dovendo misurarsi con una commissione di esplicita ufficialità, Brozzi si adatta ai criteri dell’iconografia e della propaganda politica, realizzando un’opera stucchevole, il cui spirito celebrativo, anche se patriottico, ci appare, per sé stesso, inevitabilmente retorico.
Non si deve peraltro dimenticare che questi sono anni pervasi dalla celebrazione e dall’idolatria, in cui la retorica incalza da ogni parte un Paese illuso dal sogno imperiale e immerso in una dittatura che lo spingerà verso l’abisso con una corsa ormai irrefrenabile.
Solo i leoni, che costituiscono la maniglia posta all’estremità superiore della campana, manifestano la consueta sensibilità animalistica dell’artista, ma nella redazione finale in bronzo, così come attestano alcune cartoline d’epoca, l’interpretazione originaria, dal forte vigore plastico che arieggia stilemi classici, risulta irrimediabilmente compromessa da un’accentuata semplificazione che definisce i volumi in maniera elementare, assai distante dalla morbidezza naturalistica del modello di partenza.