Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963), Testa d’Aquila, [1931]
testa d’aquila in bronzo h. 13 cm, base in marmo antico h. 16,5×13 cm

La superba Testa d’Aquila in bronzo su base a sezione esagonale in rosso di Verona, è la copia dell’originale in argento fuso e cesellato con occhi di brillante su basamento in onice giallo, conservata al Vittoriale sullo scrittoio della “Zambracca”, studio privato ma anche spogliatoio e anticamera della “Leda”, la stanza da letto del poeta, dove fra calchi illustri e preziosi servizi da penna D’Annunzio era solito sbrigare gli ultimi impegni della giornata. Proprio qui, seduto alla scrivania, il poeta esalava il suo ultimo respiro la sera del 1° marzo 1938.

L’opera fu presentata a D’Annunzio il 30 giugno 1931 nel corso di una delle frequenti visite dell’artista al Vittoriale per omaggiare il “Comandante” e consegnargli doni preziosi, spesso ribattezzati dal Poeta con virtuosismi linguistici straordinari, e raffinati oggettini eseguiti su commissione, ma anche per proporgli pezzi unici di particolare originalità, come nel caso in oggetto, lasciandoglieli in visione perché potesse scegliere a suo piacimento e con comodo, secondo una consuetudine comune a molti degli eccellenti artisti che mettevano la propria creatività al servizio del poeta.

L’Aquila superba solleciterà l’entusiasmo di D’Annunzio, ispirandogli una delle più intense dichiarazioni di amicizia e di ammirazione: “Carissimo Renato, ti farò sorridere. Io sono sempre un cupidissimo amatore del parmense Culatello (con una T o con due?). […] Ti confesso che, per un così bello e potente saggio d’arte vera, ho dimenticato la delizia golosa. Fin d’ora, ti son grato del profondo pasto che tu porti al mio spirito. Stupenda è l’Aquila d’argento (è mia); e il pulcino è tanto saporitamente trattato che, per mangiarmelo beato, attenderò ch’ei sia pollastro”.

Il bel “pezzo d’argento lavorato alla maniera antica”, di un decorativismo prezioso in cui le linee asciutte e monumentali del basamento in onice si fondono con i dettagli naturalistici della resa del piumaggio risolto con sottili grafismi, fu prontamente acquistato dal poeta per la cifra di 6.000 lire, comprensive del delizioso “Pulcino” o “Aquilotto” in bronzo su base in broccatello d’Egitto antico, subito collocato nella “Veranda dell’Apollino”.

Di questa splendida scultura animalier l’artista eseguiva diverse repliche in bronzo, una delle quali appartenuta anche a Benito Mussolini, cui D’Annunzio la inviava affinché la tenesse “sopra la sua tavola di travaglio e di comando”. Un altro esemplare, su base in marmo giallo e basamento in marmo rosso imperiale antico, è conservato presso la Collezione Franco Maria Ricci. Un’ultima copia nota, in bronzo argentato su base in onice grigio, si trova in collezione privata.

Tutti gli esemplari rivelano il gusto tipicamente brozziano della policromia, in linea con quel preciso indirizzo del déco più sontuoso che ha nelle preziose realizzazioni di Mario Buccellati e di Alfredo Ravasco le punte di eccellenza di uno specifico orientamento.

La superba Testa d’Aquila in bronzo su base in marmo rosso di Verona, è la copia dell’originale in argento fuso e cesellato con occhi di brillante su basamento in onice giallo, conservata al Vittoriale sullo scrittoio della “Zambracca”, studio privato ma anche spogliatoio e anticamera della “Leda”, la stanza da letto del poeta, dove D’Annunzio era solito sbrigare gli ultimi impegni della giornata. Proprio qui, seduto alla scrivania, il poeta esalava il suo ultimo respiro la sera del 1° marzo 1938.

  • L’opera fu presentata a D’Annunzio il 30 giugno 1931 nel corso di una delle frequenti visite dell’artista al Vittoriale per omaggiare il “Comandante” e consegnargli doni preziosi e raffinati oggettini eseguiti su commissione. Il poeta ne fu entusiasta, come rivelano le intense dichiarazioni di amicizia e ammirazione con cui ne ringrazierà quello stesso giorno l’artista: “Fin d’ora, ti son grato del profondo pasto che tu porti al mio spirito. Stupenda è l’Aquila d’argento (è mia); e il pulcino è tanto saporitamente trattato che, per mangiarmelo beato, attenderò ch’ei sia pollastro”.

  • Il bel “pezzo d’argento lavorato alla maniera antica”, fu prontamente acquistato da D’Annunzio per la cifra di 6.000 lire, comprensive del delizioso “Pulcino” o “Aquilotto” in bronzo su base in broccatello d’Egitto antico, subito collocato nella “Veranda dell’Apollino”.
  • Di questa splendida scultura animalier Brozzi eseguiva diverse repliche in bronzo, una delle quali appartenuta anche a Benito Mussolini, cui il poeta la inviava affinché la tenesse “sopra la sua tavola di travaglio e di comando”. Un altro esemplare, su base in marmo giallo e basamento in marmo rosso imperiale antico, è conservato presso la Collezione Franco Maria Ricci. Un’ultima copia nota, in bronzo con sfumature di colore argento su base in onice grigio, si trova in collezione privata.
  • Tutti gli esemplari rivelano il gusto dell’artista per la policromia, in linea con un preciso indirizzo del déco più sontuoso e prezioso.

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