Amedeo Bocchi (Parma, 1883-Roma, 1976), Ritratto di Renato Brozzi, 1913
olio su tela, 141 x 84 cm

Il dipinto, firmato e datato in alto a destra, ritrae Renato Brozzi all’epoca ventottenne in smoking, con un gilet avorio abbinato a una camicia in candido piquet dal colletto ad alette e cravatta plastron nera. Completa l’elegante abbigliamento (probabile allusione alla passione dell’artista per il teatro lirico) un classico cappello a cilindro in seta nera, lo stesso conservato in Museo fra i suoi cimeli.

La sagoma di Brozzi, ritratto di profilo, si staglia contro l’accensione cromatica dello sfondo rosso, rivelando quella spiccata sensibilità coloristica che caratterizzerà tutto il linguaggio pittorico maturo di Amedeo Bocchi.

L’anno di esecuzione del dipinto è per questo artista un anno cruciale, segnato dal premio “Perpetua” vinto a Parma in occasione delle celebrazioni del Centenario verdiano con il dipinto di atmosfera simbolista “Le Tre Marie”, e dall’esecuzione di alcuni ritratti di altissima qualità, come il presente e quello del fratello Nando, conservato presso la Galleria Nazionale di Parma.

L’amicizia fra Brozzi e Bocchi nasce probabilmente al tempo del comune alunnato presso il Regio Istituto d’Arte di Parma e si consolida negli anni romani. Amedeo Bocchi è infatti presente a Roma fin dal 1902 per seguire il corso triennale della Libera Scuola del Nudo all’Accademia di Belle Arti, che anche Brozzi frequenterà dopo il suo arrivo nella capitale, nel 1907. I due artisti condividono un primo studio in via Flaminia e un altro in via San Martino nel quartiere Macao. Entrambi nel 1911 sono coinvolti nel rifacimento della quattrocentesca Camera d’oro del Castello di Torrechiara da collocare all’interno del padiglione dell’Emilia Romagna in occasione dell’ ”Esposizione etnografica” di Roma, promossa nell’anno del grande giubileo laico con cui si volevano celebrare i progressi della nazione nei suoi primi cinquant’anni. Ancora insieme ottengono nel 1915 il privilegio di abitare due studi contigui concessi a costi modestissimi dal nobile alsaziano Alfred Wilhelm Strohl nell’omonima villa.

Sempre insieme partecipano a numerose occasioni espositive, fra le quali di particolare interesse è la “Prima Mostra Nazionale dell’Animale nell’Arte”, allestita al Giardino Zoologico di Roma tra marzo e aprile 1930, dove a Brozzi è riservata una sala personale mentre Bocchi è presente con una delle sue rarissime prove plastiche, un “Elefante” in bronzo.

La loro amicizia, consolidata dalla comune esperienza bellica (entrambi sono arruolati nel 1917 nella Milizia Territoriale) e dai periodi estivi trascorsi insieme nell’Agro Pontino ogni mese di agosto a partire dall’estate del 1920, è documentata anche da numerose foto d’epoca che li ritraggono nel Cortile d’onore a Torrechiara, nello studio di Villa Strohl-Fern e nelle Paludi pontine, dove si recano attratti dalla palude, l’uno per la bellezza del paesaggio e della popolazione umana, l’altro per quella degli animali. L’ultima attestazione del loro lungo sodalizio sono le foto del funerale di Renato, nel giugno del 1963, a cui partecipano commossi sia Amedeo che la sorella Anita.

 

Il dipinto, firmato e datato in alto a destra, ritrae Renato Brozzi all’epoca ventottenne in smoking, con un gilet avorio abbinato a una camicia in candido piquet dal colletto ad alette e cravatta plastron nera. Completa l’elegante abbigliamento un classico cappello a cilindro in seta nera, lo stesso conservato in Museo fra i suoi cimeli.

  • La sagoma di Brozzi, ritratto di profilo, si staglia contro l’accensione cromatica dello sfondo rosso, rivelando quella spiccata sensibilità coloristica che caratterizzerà tutto il linguaggio pittorico maturo di Amedeo Bocchi.

 

  • L’amicizia fra Brozzi e Bocchi nasce probabilmente al tempo del comune alunnato presso il Regio Istituto d’Arte di Parma e si consolida negli anni romani. Amedeo Bocchi è infatti presente a Roma fin dal 1902 per seguire il corso triennale della Libera Scuola del Nudo all’Accademia di Belle Arti, che anche Brozzi frequenterà dopo il suo arrivo nella capitale, nel 1907.

 

  • I due artisti condividono un primo studio in via Flaminia e un altro in via San Martino nel quartiere Macao. Entrambi nel 1911 sono coinvolti nel rifacimento della Camera d’oro del Castello di Torrechiara da collocare all’interno del padiglione dell’Emilia Romagna in occasione dell’ “Esposizione etnografica” di Roma. Ancora insieme ottengono nel 1915 il privilegio di abitare due studi contigui concessi a costi modestissimi dal nobile alsaziano Alfred Wilhelm Strohl nell’omonima villa.

 

  • Sempre insieme partecipano a numerose occasioni espositive, fra le quali di particolare interesse è laPrima Mostra Nazionale dell’Animale nell’Arte”, allestita al Giardino Zoologico di Roma tra marzo e aprile 1930, dove a Brozzi è riservata una sala personale mentre Bocchi è presente con una delle sue rarissime prove plastiche, un “Elefante” in bronzo.

 

  • La loro amicizia, consolidata dalla comune esperienza bellica (entrambi sono arruolati nel 1917 nella Milizia Territoriale) e dai periodi estivi trascorsi insieme nell’Agro Pontino ogni mese di agosto a partire dall’estate del 1920, è documentata anche da numerose foto d’epoca che li ritraggono nel Cortile d’onore a Torrechiara, nello studio di Villa Strohl-Fern e nelle Paludi pontine.

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