Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963),
Ritratto di Piera Sasso, 1925
bronzo fuso e cesellato su base in marmo antico, h. 34,5 x 11,5 x 13,5 cm
Piera Sasso (Albenga, 1890-ivi, 1981), familiarmente chiamata “Pierina”, era sorella di Giuseppe Sasso detto Eugenio, per lungo tempo veterinario condotto in servizio a Traversetolo.
Conobbe Brozzi nel 1925, durante una visita al fratello, probabilmente in occasione della tradizionale fiera di settembre o di quella legata al patrono San Martino, avviando con l’artista, subito dopo il suo rientro ad Ascoli Piceno dove viveva stabilmente col marito, una intensa corrispondenza che si scala dal 9 dicembre 1925 fino al 13 giugno 1938.
È ragionevole ritenere che l’artista abbia messo mano al ritratto già in occasione del loro primo incontro, stante la data incisa nel retro della base, ma per ragioni che è arduo appurare solo il 22 ottobre del 1927 esso veniva recapitato all’indirizzo della giovane signora dopo un iter alquanto travagliato. Non essendo infatti disponibile un corriere per servizi di trasporto lungo la tratta Roma-Ascoli Piceno e viceversa, Brozzi fu costretto ad affidare la preziosa “cassetta” con la “testina” a tal Giuseppe Lorini, di cui per un po’ di tempo si persero le tracce. Ricevuto finalmente l’attesissimo plico, Piera Sasso manifestò all’artista tutta la sua gioiosa riconoscenza in una lunga lettera datata 22 ottobre 1927.
Il Ritratto di Piera Sasso rivela appieno, nella purità formale della lavorazione, dalla finitezza quasi quattrocentesca (si veda il particolare virtuosistico del fermaglio che trattiene i capelli sulla nuca) e nella poetica sentimentalità del volto, le raffinate qualità di modellatore dell’artista e la sua straordinaria freschezza esecutiva.
Brozzi non amava realizzare ritratti perché la preoccupazione della somiglianza gli impediva di “ricavarne un’espressione d’arte”.
Nonostante ciò, l’artista ha al suo attivo una produzione ritrattistica di tutto rispetto, che comprende ritratti di famigliari, come il nonno materno Antonio Martini, la sorella Graziella adolescente, il cugino Mario Grossi in divisa; di amici e sodali quali il pittore Amedeo Bocchi e l’avvocato Ildebrando Cocconi; di esponenti di importanti famiglie parmensi, come Cornelio Guerci, Michele Micheli, Ugo Mutti; di amiche e conoscenti, a lui legate da relazioni di amicizia o committenza, come Piera Sasso.
- In tutti questi ritratti Brozzi evita qualsiasi psicologismo, preferendo una rappresentazione aderente al vero, che riesce a cogliere e a trasmettere l’immediatezza dell’espressione e dell’atteggiamento, rivelando l’essenza della personalità del soggetto rappresentato.
- Si tratta perlopiù di ritratti in gesso, talvolta policromato o patinato ad imitazione della terracotta, come:
- il Ritratto di Amedeo Bocchi, l’amico fraterno stabilitosi con Brozzi a Villa Strohl-Fern nel 1915;
- il Ritratto di Ildebrando Cocconi, avvocato dallo spirito fiero e indipendente, oratore trascinante legato all’artista da grande amicizia, che lo ritrarrà in ben tre versioni in anni diversi. Il 27 maggio 1923 Cocconi aveva pronunciato il discorso inaugurale della “Vittoria angolare” di Traversetolo, salvando una situazione a dir poco imbarazzante per l’improvvisa e inopinata assenza di D’Annunzio;
- il Ritratto del notaio Michele Micheli, capitano degli alpini disperso in Russia;
- il Ritratto di Ugo Mutti, presente in Museo nella versione in bronzo realizzata nel 1921 dall’originale modellato in terracotta nell’estate del 1951.
- Fra i ritratti femminili merita particolare attenzione il Ritratto di Piera Sasso, originaria di Albenga, che conobbe Brozzi durante una visita al fratello veterinario condotto a Traversetolo, avviando con lui una intensa corrispondenza. Principale oggetto dello scambio epistolare fu proprio il ritratto in bronzo approntato nel 1925, che per finezza di concezione, attenzione al particolare e freschezza esecutiva rivela appieno le raffinate qualità di modellatore dell’artista.