Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963), Busto-ritratto di Cornelio Guerci, 1920
gesso, h. 17 cm, base h. 4,5 x 19,5 x 11,5 cm

Senza venir meno alla fluidità della resa plastica, il piccolo busto riesce a cogliere in una sorta di istantanea l’immediatezza dell’espressione dell’onorevole Cornelio Guerci (Langhirano, 1857-Parma, 1949), fulcro dell’attenzione dell’osservatore. Politico e agricoltore, Guerci fu una delle figure più singolari del Parlamento pre-fascista: eletto nelle file dei radicali nel 1892, restò in Parlamento per cinque legislature, sino al 1909. Amante schietto ed entusiasta delle arti, coltivò l’amicizia di D’Annunzio, Verdi, Toscanini e Pizzetti ed ebbe dimestichezza con gli uomini politici più rappresentativi della sua epoca. Radicale e laico sino allo spasimo, fu intimo di Felice Cavallotti, con cui divise la pensione a Roma e che gli fece da padrino una volta fra le tante in cui dovette battersi a duello. Per un quarto di secolo Cornelio Guerci fu l’enfant terrible di Montecitorio. Oratore facondo e caustico, andò famoso per le sue interruzioni parlamentari. Quando parlava Guerci, anche la regina Margherita era nella tribuna di Montecitorio ad ascoltarlo. Ingegnere di valore, fu il progettista dell’Acquedotto pugliese e del Canale lunense, ma dove l’opera sua si manifestò più intensamente fu nel campo agricolo. Alla sua iniziativa lungimirante si devono infatti le principali istituzioni agrarie parmensi: la cattedra ambulante di agricoltura (la seconda in Italia dopo Rovigo) e il Consorzio agrario.

Il ritratto è l’espressione concreta dell’amicizia e della consonanza intellettuale tra il politico e l’artista, ben testimoniata anche da un interessante epistolario che si sviluppa nell’arco di diciotto anni, dal 1919 al 1937. Il legame fra i due doveva essere in realtà iniziato assai prima del 18 agosto 1919, data del documento che apre l’intera corrispondenza. Probabilmente ancor prima del 1915, quando Guerci, all’epoca alla presidenza della Cassa di Risparmio di Parma di cui era consigliere d’amministrazione fin dal 1886, si era fatto promotore di un accordo con Brozzi per la realizzazione di una coppia di urne in argento per votazioni segrete e di un sontuoso centrotavola (la cosiddetta “Coppa degli aironi”, in realtà “damigelle di Numidia”) insieme con due piatti di corredo alle urne, cesellati lungo la tesa con minutissime api (allusive al tema specifico dei favi e del risparmio ad essi connesso), da porre a corredo della Sala Consiliare affrescata con temi ispirati al risparmio dal pittore Amedeo Bocchi nello stesso torno di tempo.

Tuttavia, per ragioni mai chiarite, l’artista onorò il suo impegno solo molti anni dopo, nel 1928, in concomitanza con la ristrutturazione della sala operata dallo scultore Canonica durante il ventennio fascista, quando l’ambiente originario fu completamente stravolto (coperta la fascia inferiore delle pareti a stucco con seta scura, distrutto il velario del soffitto, la cui luce venne sostituita da quattro fiaccole poste agli angoli della stanza), per focalizzare l’attenzione in un’atmosfera di asepsi generale, sui busti in bronzo del re e del duce, realizzati anch’essi da Pietro Canonica nel 1928.

L’essere giunto Brozzi a Roma nel 1907 per frequentarvi oltre alla Scuola libera del Nudo la Regia Scuola della Medaglia, istituita proprio in quell’anno come scuola d’alta specializzazione e annessa alla Regia Zecca, dovette consolidarne il rapporto con il deputato. L’ambiente romano, luogo di incrocio di molte culture pittoriche, avrebbe costituito per Brozzi un potente stimolo alla sua maturazione d’artista: alle opportunità di studio offerte dalla Scuola del Nudo, si aggiungevano infatti i luoghi di incontro del Caffè Greco, della saletta Aragno e della Fiaschetteria Toscana, dove si ritrovava una brigata scapigliata di personaggi delle arti, delle lettere e della politica, anche parmigiani, come Bruno Barilli, personalità irrequieta, bizzarra e “bohémien”, o i politici Giuseppe Micheli e appunto Cornelio Guerci.

Del ritratto il Museo Brozzi conserva una versione in cera e un’altra in gesso patinato a pietra su base rettangolare in legno, a cui si collegano sia la fusione in bronzo su basamento in granito, firmata e datata nel retro “R. Brozzi 1920”, di proprietà della Fondazione Cariparma, sia quella, già in possesso degli eredi, donata al Comune di Langhirano in occasione della Giornata di studi promossa l’11 novembre 2017 su “Cornelio Guerci politico ed agricoltore”. Un altro piccolo ritratto dell’onorevole, in bronzo su base in onice verde giada, che reca sul retro nel taglio della giacca la firma e la data “R. Brozzi Giugno 1918”, è conservato presso la sede del Consorzio Agrario di Parma.