Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963), Base per Croce liturgica, appartenente al corredo d’altare realizzato per la cappella gentilizia del castello di Gabiano Monferrato, [1934-1938]
bronzo e bronzo dorato con applicazione di pietre artificiali, h. 34 cm

La base costituisce il modello fuso in bronzo con dorature e applicazione di pietre sintetiche dell’originale in argento con pietre dure appartenente a un sontuoso corredo d’altare commissionato a Brozzi per la cappella gentilizia del castello di Gabiano Monferrato (AL). Intercalate a stemmi dinastici coronati appartenenti alle famiglie Durazzo Pallavicini e Giustiniani, tre figure allegoriche che simboleggiano le virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, difendono la croce (un esemplare gotico-bizantino appartenente alla famiglia committente) dagli agguati di tre draghi, incarnazione del male e del demonio, che si torcono arditamente all’indietro.

La commissione della fornitura d’altare per la cappella gentilizia del Castello di Gabiano giunse probabilmente a Brozzi per il tramite dell’architetto parmense Lamberto Cusani, che aveva operato anni prima a partire dal 1907, su commissione dei proprietari Giacomo Durazzo Pallavicini e Matilde Giustiniani, una filologica ricostruzione del castello e del borgo medievale con i suoi fabbricati agricoli e vinicoli, e con il quale l’artista aveva già avuto modo di collaborare nel 1911, nel corso del rifacimento della quattrocentesca Camera d’oro del Castello di Torrechiara in occasione della grande Esposizione Etnografica di Roma.

Nella prima metà del 1934, la marchesa Matilde commetteva all’artista la fornitura per l’altare della cappella, che avrebbe dovuto comprendere quattro candelabri maggiori, due minori, tre cartegloria e due angeli oranti, sorreggenti ciascuno un torciere a quattro fiamme.

Per propiziarne la realizzazione in stile con gli altri arredi della cappella, la marchesa forniva all’artista, oltre a numerose fotografie, una croce gotico-bizantina in bronzo e smalti ed un’altra in bronzo dorato quali modelli di ispirazione formale, nonché una non meglio precisata “quantità di pietre” tra le quali scegliere quelle da incastonare nei pezzi commessigli. Successivamente, l’artista suggeriva di eseguire la fornitura non più in bronzo dorato a fuoco, come inizialmente stabilito, ma in argento fuso con dorature, elevando di conseguenza il compenso pattuito in accordo con la committente. Nell’agosto del 1936 la marchesa, su istanza del Brozzi, gli versava un primo acconto per l’acquisto dell’argento, del peso complessivo di 36 chilogrammi. Nel frattempo, sempre d’intesa con la committente, l’artista proponeva di realizzare l’intero corredo in lamina d’argento sbalzato, dorato e cesellato. La marchesa accettava ma insisteva affinché la commissione, già ritardata per circa tre anni, venisse assolutamente consegnata entro la primavera del 1937, dovendosi celebrare per quell’epoca nella cappella specifiche cerimonie da tempo programmate.

Ciò nonostante, la fornitura veniva consegnata solo a metà del 1938 e, al momento della consegna, Brozzi avanzava una richiesta superiore a quella già stabilita, richiesta che la Marchesa respingeva decisamente a norma del precedente accordo. Cominciava a questo punto una contesa legale che si trascinava per anni fino alla sentenza definitiva, emessa il 25 marzo 1949 dal Tribunale Civile di Roma, senza che l’artista riuscisse ad ottenere un risarcimento alle proprie fatiche.

Questa tormentata commissione trovava finalmente la sua risoluzione a molti anni di distanza dall’inizio della vicenda. La preziosa suppellettile sacra, che l’artista mai aveva voluto cedere anche a fronte di cospicue offerte e che era rimasta inutilizzata nel suo studio, il 17 ottobre 1970 veniva donata dalla di lui sorella, Graziella Brozzi, alla basilica cattedrale di Parma, a ricordo imperituro dell’insigne scultore, già scomparso il 21 giugno del 1963.

 

La base costituisce il modello fuso in bronzo con dorature e applicazione di pietre sintetiche dell’originale in argento con pietre dure appartenente a un sontuoso corredo d’altare commissionato a Brozzi per la cappella gentilizia del castello di Gabiano Monferrato (AL).

  • Intercalate a stemmi dinastici coronati appartenenti alle famiglie Durazzo Pallavicini e Giustiniani, tre figure allegoriche che simboleggiano le virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, difendono la croce (un esemplare gotico-bizantino appartenente alla famiglia committente) dagli agguati di tre draghi, incarnazione del male e del demonio.

  • La commissione della fornitura d’altare per la cappella gentilizia del Castello di Gabiano giunse probabilmente a Brozzi per il tramite dell’architetto parmense Lamberto Cusani, che anni prima aveva operato una filologica ricostruzione del castello e del borgo medievale con i suoi fabbricati agricoli e vinicoli su commissione dei proprietari, Giacomo Durazzo Pallavicini e Matilde Giustiniani.
  • Nella prima metà del 1934, la marchesa Matilde commetteva all’artista la fornitura per l’altare della cappella, che avrebbe dovuto essere eseguita in bronzo dorato a fuoco con pietre dure incastonate e comprendere quattro candelabri maggiori, due minori, tre cartegloria e due angeli oranti, sorreggenti ciascuno un torciere a quattro fiamme.
  • Successivamente, Brozzi suggeriva di eseguire la fornitura non più in bronzo dorato a fuoco ma in argento fuso con dorature, elevando di conseguenza il compenso pattuito in accordo con la committente.
  • In seguito, sempre d’intesa con la committente, l’artista proponeva di realizzare l’intero corredo in lamina d’argento sbalzato, dorato e cesellato.

  • La marchesa accettava ma insisteva affinché la commissione, già ritardata per circa tre anni, venisse assolutamente consegnata entro la primavera del 1937.

  • Ciò nonostante, la fornitura veniva consegnata solo a metà del 1938 e, al momento della consegna, Brozzi avanzava una richiesta superiore a quella già stabilita, richiesta che la marchesa respingeva decisamente a norma del precedente accordo.
  • Cominciava a questo punto una contesa legale che si trascinava per anni fino al 1949, senza che l’artista riuscisse ad ottenere un risarcimento alle proprie fatiche.

  • Questa tormentata commissione trovava finalmente la sua risoluzione a molti anni di distanza dall’inizio della vicenda, quando la preziosa suppellettile sacra del peso complessivo di 36 chilogrammi d’argento, rimasta sempre inutilizzata nello studio dell’artista, il 17 ottobre 1970 veniva donata dalla di lui sorella, Graziella Brozzi, alla basilica cattedrale di Parma, a ricordo dell’insigne scultore, già scomparso il 21 giugno del 1963.

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