Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963),
Serie di n. 11 Piatti detti del Cordiglio francescano, 1922-1923
(copia postuma dagli stampi originali, 1975)
lamina d’argento sbalzato, diam. 25,5 cm cad.
Gli undici Piatti in lamina d’argento sbalzato costituiscono la copia postuma realizzata nel 1975 dallo scultore Augusto Giuffredi dagli stampi originali in bronzo delle cosiddette “Scodelle del Refettorio di Cargnacco”, commissionate a Brozzi da D’Annunzio nel 1922 e portate a termine alla fine di agosto del 1923.
Commissione singolare che prevedeva la realizzazione di undici piatti con simboli eucaristici intervallati a motti latini che si snodano lungo l’orlo cesellato con il sacro cordiglio dell’ordine francescano, in ossequio al culto del poeta per “il poverello di Assisi”, filo conduttore di tutta la Prioria, ovvero la “casa del priore”, corpo centrale e residenza vera e propria del Vittoriale.
Undici piatti e non dodici perché D’Annunzio, che mai ha fatto mistero della fiducia nel potere magico di determinati numeri, come appunto l’11, ma soprattutto della propria atavica superstizione, voleva escludere a priori la presenza di un Giuda a tavola.
Nel realizzare il servizio l’artista seppe adeguare il suo spiccato talento inventivo alle precise direttive dannunziane, coniugando felicemente l’austera suggestione del cordiglio monacale e dei motti latini dettati dal poeta con la capziosa eleganza degli intrecci di nodi e volute, così da ottenere varietà nell’unità del tema fondamentale.
Alla complessa cornice del cordone, che si snoda lungo la tesa dei piatti in un fluire continuo di studiata ricchezza decorativa, l’artista affianca le fronde del lauro e della rosellina selvatica, il simbolo eucaristico delle spighe o quello dei rami di rovo alludenti alla Passione, o ancora le coppie di ali del pellicano, emblema cristiano di pietà, amore e carità per il prossimo.
La genialità delle soluzioni proposte e l’altissima qualità decorativa del rilievo a sbalzo entusiasmarono l’Imaginifico che in più occasioni ne ringraziò l’artista con affettuosi messaggi epistolari. Si vedano la lettera del 22 settembre 1923: “Tu sei modesto e taciturno, frate Rinato. Compensar la tua luminosa fatica non si può. Intanto – almeno per acconto sul vivo – ti mando queste quindicimila lire che non valgono un nodo dei tuoi cordigli”; e quella del 29 dicembre dello stesso anno: “Il mio conforto è il tuo piatto d’argento a mensa. Si fa ogni giorno più bello…”.
Nel 1928 una versione in rame sbalzato del cosiddetto “servizio francescano” fu presentata all’Esposizione Internazionale dell’industria e del lavoro di Torino, manifestazione celebrativa organizzata con grande fasto nell’anno in cui si glorificava il decennale della fine della prima guerra mondiale e della Vittoria italiana, nel padiglione riservato all’Ente Nazionale piccole industrie di Roma.
Gli undici Piatti in lamina d’argento sbalzato costituiscono la copia postuma realizzata nel 1975 dallo scultore Augusto Giuffredi dagli stampi originali in bronzo delle cosiddette “Scodelle del Refettorio di Cargnacco”, commissionate a Brozzi da D’Annunzio nel 1922 e portate a termine alla fine di agosto del 1923.
- Commissione singolare che prevedeva la realizzazione di undici piatti con simboli eucaristici intervallati a motti latini che si snodano lungo l’orlo cesellato con il sacro cordiglio dell’ordine francescano.
- Undici piatti e non dodici perché D’Annunzio, che mai ha fatto mistero della propria atavica superstizione, voleva escludere a priori la presenza di un Giuda a tavola.
- Nel realizzare il servizio l’artista seppe adeguare il suo spiccato talento inventivo alle precise direttive dannunziane, coniugando l’austera suggestione del cordiglio monacale e dei motti latini dettati dal poeta con l’eleganza degli intrecci di nodi e volute, così da ottenere varietà nell’unità del tema fondamentale.
- Alla complessa cornice del cordone che si snoda lungo la tesa dei piatti l’artista affianca infatti le fronde del lauro e della rosellina selvatica, il simbolo eucaristico delle spighe o quello dei rami di rovo alludenti alla Passione, o ancora le coppie di ali del pellicano, emblema cristiano di pietà, amore e carità per il prossimo.
- La genialità delle soluzioni proposte e l’altissima qualità decorativa del rilievo a sbalzo entusiasmarono l’Imaginifico che in più occasioni ne ringraziò l’artista con affettuosi messaggi epistolari.
- Nel 1928 una versione in rame sbalzato del cosiddetto “servizio francescano” fu presentata all’Esposizione Internazionale dell’industria e del lavoro di Torino, nel padiglione riservato all’Ente Nazionale piccole industrie di Roma.