Questa sala e le due attigue ospitano alcune tra le testimonianze più suggestive riferibili all’animalistica, ovvero alla raffigurazione grafica e plastica di animali. Genere in cui Renato Brozzi divenne specialista, sia nell’ambito del rilievo a sbalzo, sia in quello dell’arte orafa, sia nell’attività propriamente scultorea, anche in virtù del suo trasferimento a Roma nel 1915 nel parco di Villa Strohl-Fern, dove ebbe l’opportunità di lavorare vicino al grandioso Giardino zoologico, osservando e ritraendo i prediletti animali secondo una prassi condivisa con tutti i più grandi animalisti.

Il momento in cui Brozzi si trova ad operare corrisponde a quello più alto e significativo, per varietà e originalità, dell’animalismo italiano, come testimonia la Prima Mostra Nazionale dell’animale nell’Arte organizzata al Giardino Zoologico di Roma tra marzo e aprile 1930, che vede la partecipazione di oltre cento artisti accomunati da questo specifico orientamento. Brozzi, cui è riservata una sala, riscuote un notevole successo personale di pubblico e di critica: il suo speciale animalismo è celebrato sia per la vivace ispirazione di base sia per la sua elegante trasfigurazione formale che ne esalta la qualità decorativa.

La prima sala ospita alcune tra le più fascinose testimonianze della figurazione animalista sia nel versante della grande scultura connessa a monumenti celebrativi (il possente gesso dell’Aquila per il monumento ai caduti di Casarano (LE), nelle stesse dimensioni della fusione reale in bronzo), sia in quello della piccola statuaria di arredamento (la serie di Gatte con piccoli, in bronzo o gesso; un Aquilotto appollaiato su sperone di roccia in bronzo dorato; un Tacchino in bronzo, dal modellato potente ma anche schematico, in linea con il rigore formale e le stilizzazioni geometriche di un gusto déco che andava delineandosi), sia nella specialità del rilievo a sbalzo (gli straordinari Tondi in rame con coppie di pesci gatto, fagiani, cerbiatti, puledri, disposti secondo una linearità fluente e ornativa, pienamente caratterizzata in senso liberty), sia infine nell’ambito della presa diretta, documentata dalla serie di bellissimi disegni a pastello di gatti, tacchini, tori e bufali della Campagna romana.

Piano Primo, Il bestiario incantato: Renato Brozzi e gli animali

Nella saletta successiva i due gessi della Gatta con piccolo e della Gatta con tre piccoli ci riportano al clima della mostra romana del 1930, dove furono esposti nella sala personale di Renato Brozzi insieme con cinquantasei opere grafiche, tre piatti sbalzati e altre dodici sculture. Ad una serie di placchette decorative in metallo e gesso (animate da cervi, pecore, tacchini e oche), si affiancano morbidi carboncini e pastelli che ritraggono sia animali di ambiente campestre, sia animali artici (leoni marini, trichechi, foche, orsi polari e renne), sia animali della savana in lotta (leoni che divorano una gazzella o che assalgono una zebra, un piccolo leopardo aggredito da un pitone ed elefanti), studi nati dalle impressioni annotate a memoria a seguito della visione di pellicole documentarie sulla vita degli animali polari e su cacce equatoriali.

Piano Primo, Zebra assalita da un leone, 1933

L’ultima sala è dedicata all’arte decorativa di ispirazione animalista. Le pareti ospitano una serie di disegni preparatori a piatti, trofei e centrotavola (particolare esuberanza inventiva esprimono quello con coppia di bufali e quello con damigelle di Numidia per la Cassa di Risparmio di Parma); una vetrinetta accoglie la riproduzione degli undici Piatti del Cordiglio francescano (copia postuma realizzata nel 1975 dallo scultore Augusto Giuffredi dagli stampi originali del 1922), singolare commissione dannunziana (undici piatti e non dodici per evitare la presenza di Giuda a tavola) caratterizzata da simboli eucaristici intervallati a motti latini che si snodano lungo l’orlo cesellato con il sacro cordiglio dell’ordine.

Alcuni supporti espongono pezzi di spiccato virtuosismo plastico: il piede per una croce liturgica in bronzo con dorature e pietre sintetiche (copia di quello in argento sbalzato con pietre dure incastonate e dorature a fuoco, realizzato nel 1934-‘38 per la cappella gentilizia del castello di Gabiano (AL) insieme a quattro candelieri maggiori, due minori, tre cartegloria e due angeli oranti sorreggenti torciere a quattro fiamme); la Damigella di Numidia che spiega l’ala in bronzo, colta in tutta la sua carica vitale nell’atto di sollevare le lunghe zampe per spiccare il volo; il Trofeo delle aquile, copia in bronzo su base in marmo nero del Belgio dell’originale realizzato in fusione d’argento dorato a fuoco ed enfatizzato dalla ricchezza cromatica della base in lapislazzuli, offerto dalla ditta Martini e Rossi quale coppa supplementare in occasione delle gare motonautiche di Detroit, svoltesi nel settembre del 1937 col concorso dei migliori piloti del mondo.

Nella vetrina al centro della sala trovano posto alcune creazioni in argento di armoniosa ed equilibrata eleganza: l’Elsa con motivo di aquila bicipite per un gladio; l’impugnatura per un Sigillo con lucertola dalla lunga coda attorta intorno al profilo rastremato; la Penna capitolina destinata a ratificare le unioni coniugali nel Municipio di Roma; Scatole portasigari e portasigarette con gazzelle in fuga; un Piatto con elefante ed elefantino nel fondo; un Piatto con cervi e cerbiatti lungo la tesa; una Placchetta con asino da soma e mulattiere.

Piano Primo, Il bestiario incantato: espositore con disegni e sculture di Gatti

Particolare attenzione meritano, nella stessa vetrina, alcuni gioielli che oltre a documentare l’estro e la creatività dell’artista (la coppia di Topolini intrecciati per fermaglio e anello, in fusione d’argento con tracce di smalti, e la grande Spilla con airone in volo in oro giallo, caratterizzata da un sorprendente dinamismo), consentono di ricostruirne gli affettuosi legami familiari: la Spilla fermacravatta con le iniziali del padre, in oro e zirconi, quella  in argento traforato e dorato col nome della sorella Maria e la coppia di anelli con quarzi fumé per la sorella Graziella.

Piano Primo, Il bestiario incantato: oggetti di arte decorativa di ispirazione animalista