In stretta continuità con la collezione di gessi del Museo, hanno trovato spazio in questa saletta fotografie, studi e bozzetti legati alla realizzazione di monumenti celebrativi, di commissione pubblica, e funerari, di committenza privata borghese.
Fra le occasioni ufficiali di monumentalità commemorativa sono qui documentati: la gigantesca Vittoria alata di quattro metri, richiesta dall’amministrazione comunale di Casarano (LE) a ricordo dei propri caduti (1923-‘27), dove all’ispirazione classica del soggetto si associa un modellato ancora fortemente segnato dall’influsso delle eleganze liberty che dona un senso di movimento alla figura, concluso nel braccio destro proteso verso l’alto con un serto di lauro, metafora del trionfo e della gloria degli eroi; la colossale Campana di trenta quintali fusa con il bronzo dei mortai offerti alla patria dal Sindacato dei Farmacisti italiani e destinata ad una Chiesa cattolica di Addis Abeba (1936-‘37); un medaglione con Aquile reali per la decorazione del monumento ai caduti parmensi di tutte le guerre (1959-‘60), da collocarsi sulla torre campanaria del complesso monastico di San Paolo, struttura tardobarocca opera di Domenico Valmagini, mai realizzata per il ritiro dell’artista dopo la morte dell’architetto Mario Monguidi che lo aveva coinvolto nell’impresa di decorazione, affidata in seguito allo scultore Luigi Froni.
Nei monumenti funebri, qui documentati da vari medaglioni in gesso con ritratti ad altorilievo, l’artista utilizza stilemi consolidati del repertorio plastico funerario, ma rifugge sia da qualunque riferimento al lirismo dolente e simbolico di matrice bistolfiana sia da inutili psicologismi, preferendo sempre una rappresentazione rispettosa della fisionomia dei soggetti, di grande solidità costruttiva.
Nell’ambito della scultura sepolcrale meritano particolare attenzione i due Tondi con ritratto di Mario Grossi (1928), cugino dell’artista caduto nel 1918 durante la battaglia del Piave e decorato con due Medaglie d’argento al Valor Militare. Entrambi, identici ma con differente patinatura (l’una a imitazione del bronzo, l’altra del bronzo dorato), costituiscono il bozzetto per il medaglione bronzeo da porsi entro una cornice di serti d’alloro sulla lastra tombale dell’eroe collocata nel Campo Caduti del Cimitero monumentale della Villetta di Parma (allestito nel 1915 a pochi mesi dall’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale) e sormontata da un cippo laudatorio sul quale era posto in origine un bozzetto della Vittoria alata di Casarano, asportato in epoca imprecisata.
Fra gli interventi a carattere funebre si segnala infine il modello in gesso di uno dei quattro doccioni in bronzo raffiguranti Teste angeliche per l’edicola Camorali, progettata nel 1953 dall’architetto Monguidi e realizzata fra il 1954 e il 1955 avvalendosi della collaborazione dell’artista traversetolese per la decorazione plastica e di quella del pittore Carlo Mattioli per l’ideazione dei mosaici in facciata e del disegno delle vetrate, realizzate dal laboratorio milanese del maestro vetraio Angelo Tevarotto.